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Renzi fa il finto tonto per non irritare i partner commerciali

Bergoglio rompe il silenzio sullo sterminio armeno del 1915. L'ira della Turchia. Il premier italiano sta zitto Sostieni il reportage

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi

Roma - Matteo Renzi ha preferito la ragion di Stato alla solidarietà cristiana. Non si può spiegare altrimenti l'ostinazione con cui il premier e il governo hanno evitato di spendere una parola per denunciare il «genocidio armeno» nel suo centenario e, soprattutto, nel giorno in cui Papa Francesco, assieme al Katholikos Karekin II (il patriarca degli armeni cristiani), ha condannato il primo massacro del XX secolo, perpetrato dagli ottomani nel 1915, definendo «martiri» le vittime dell'intolleranza religiosa.

Esporsi a favore dell'Armenia avrebbe significato irritare importanti partner commerciali come la Turchia (che ha richiamato l'ambasciatore in Vaticano) e l'Azerbaigian, da sempre contrari a catalogare gli eccidi di massa come «genocidio». Dall'Azerbaigian partirà il costruendo gasdotto Tap, alternativa agli approvvigionamenti russi e algerini. Con la Turchia, «recuperata» proprio da Renzi alla causa di Expo 2015, sono in ballo circa 20 miliardi di dollari di interscambio commerciale annuo.

Il governo italiano, perciò, ha preferito tacere. Non una parola del premier. Non un sibilo dal ministro degli Esteri Gentiloni. Sin dalla scorsa settimana si era compreso che l'Italia non avrebbe compiuto nessuna mossa che avrebbe potuto attirarle antipatie islamiche in questo momento delicato. Proprio in vista dell'importante appuntamento in Vaticano, sin dai giorni scorsi è presente in Italia una delegazione guidata dal presidente armeno Serzh Sargsyan. A fare gli onori di casa sono stati prima il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricevuto l'omologo al Quirinale, e poi il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che ha ricordato la collaborazione militare nella missione di pace in Libano. In entrambi i casi zero riferimenti al genocidio.

Il presidente Sargsyan avrebbe voluto essere ricevuto anche dal presidente del Consiglio, ma proprio giovedì scorso, in occasione di una cena del gruppo parlamentare di amicizia italo-armena, si è saputo che Palazzo Chigi non avrebbe aperto le proprie porte. D'altronde, l'unico esponente più noto del Pd che vi ha preso parte è stata la deputata civatiana Sandra Zampa, l'ex portavoce di Prodi storicamente non «allineata» a Renzi. La maggioranza era rappresentata da Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini di Area Popolare, presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato rispettivamente. Un esito diverso era altamente improbabile considerato che nessun esponente del governo (nemmeno il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini) ha presenziato a un'occasione «innocua» come la mostra «Il Paese dell'Arca», inaugurata a marzo al Vittoriano, una kermesse tutta dedicata all'Armenia e alla sua storia.

E non è un caso che una mozione del deputato azzurro Antonio Palmieri sull'inserimento del «genocidio armeno» nei programmi scolastici sia stata sistematicamente boicottata dal Pd. Troppo rischioso far conoscere ai ragazzi la realtà storica.

Troppo rischioso irritare Turchia e Azerbaigian.

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