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Renzi non vuole mollare la guida del partito: "Da ora vera opposizione"

L'ex premier: «Stop autoanalisi». E conferma: un suo uomo alle primarie. I dubbi di Cuperlo

Renzi non vuole mollare la guida del partito: "Da ora vera opposizione"

Due mezze verità non ne fanno una. Nel tramortito Pd che si dibatte da sei mesi in quella che Matteo Renzi ieri non esitava a definire «autoanalisi» non si riesce ancora a cogliere il seme di una rinascita. Eppure, lamentava sempre Renzi ormai a pieno regime su social e tv, «abbiamo un governo di ladri, perché la Lega ha rubato soldi degli italiani, e di bugiardi, perché Toninelli sta mentendo tutti i giorni agli italiani». Al di là del gusto infinito della propaganda, la mezza verità dell'ex segretario era contenuta nel sospiro finale: «Ma a fronte di tutto questo il problema è del Pd».

In effetti, al di là delle sparate renziane, è flebile e non incisiva l'opposizione fatta dal partito anche di fronte a un governo «che non sta facendo le cose che deve fare». L'elenco sciorinato dall'ex leader è come sempre corposo e come sempre non riesce a prescindere dalla tigna di voler confrontare l'attuale esecutivo con il proprio, i cento faticosi giorni gialloverdi con quella che Matteo - contro tutti e tutto, anche l'evidenza - continua a ricordare come marcia trionfale. Al punto da venire a uggia persino a molti dei suoi compagni di partito, non conta se di maggioranza o di opposizione interna come l'elegante Gianni Cuperlo, di cui però non si può proprio dire che sia uno sfasciacarrozze. «A te, caro Matteo, vorrei dire solo che quando si perde come noi abbiamo perso una quota di responsabilità ricade su ciascuno, nessuno escluso, ma spiegare la sconfitta con la troppa sobrietà o il fuoco amico temo non ci farà riconquistare milioni di voti smarriti... C'è una destra pericolosa da sconfiggere, elezioni amministrative ed europee da vincere e un congresso da fare con il giusto spirito. Ma, aggiungo, facciamo in modo di appassionare di nuovo qualcuno a un'Italia nuova e rinunciamo a pensare che ci si salvi rovesciando le colpe sugli altri».

Eppure Renzi resta il fiume in piena di sempre, con un Ego che lo solca smisurato. «Quando ero premier hanno fatto polemica anche sulla lunghezza dei mie pantaloni e sulla tonalità dei calzini abbinati (non avendo torto peraltro). Oggi invece ci sorbiamo i soliti commenti sul fatto che manchi un'opposizione. Mentre a me sembra che manchi un governo serio...». Probabilmente mancano entrambi, ma per chi volesse porsi la questione di una soluzione, questa non sembra la strada giusta.

Così che la seconda mezza verità arriva da un fedelissimo renziano, Ettore Rosato, che vagheggiava ieri di un partito che ha un solo un leader, indovinate chi, «e non è necessario che faccia il segretario». Senza accorgersene, Rosato ha perciò posto in evidenza la problematica che affligge il Pd e che incomberà sul prossimo segretario, chiunque sia.

Che vinca un fantoccio renziano o Zingaretti, sarà sempre difficile guidare con un Renzi appollaiato tra la spalla e la noce del collo.

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