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Renzi ora batte cassa: fuori dal partito i parlamentari morosi

Il leader Pd a caccia di fondi per finanziare il tour in tutta Italia. Il riassetto in segreteria

Renzi ora batte cassa: fuori dal partito i parlamentari morosi

Il segretario del Pd batte cassa per finanziare la propaganda renziana. L'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi mette in mora i parlamentari per rivitalizzare le casse del partito. All'orizzonte c'è da affrontare una campagna per il rilancio (un tour per l'Italia) dell'immagine dell'ex capo del governo; Renzi chiede, dunque, un aiuto economico a deputati e senatori per sostenere le spese.

Nella prima giornata al Nazareno dopo la pausa natalizia, l'ex sindaco di Firenze lavora alla riorganizzazione del partito con i possibili cambi in segreteria nazionale e impone al tesoriere del partito Francesco Bonifazi di accelerare le procedure per il recupero dei contributi che i parlamentari devono versare al partito. Servono soldi. Tanti soldi per pagare le iniziative renziane sul territorio. In base a un contratto, stipulato alla vigilia delle Politiche del 2013, gli eletti di Camera e Senato dei democratici hanno l'obbligo di depositare sui conti dei democratici un fardello annuale di 18mila euro. Nel 2013 alla guida del Pd c'era ancora Pier Luigi Bersani: deputati e senatori democratici al momento dell'accettazione della candidatura hanno firmato un atto notarile che li obbligava a versare al partito una parte dell'indennità. Un meccanismo ereditato dal vecchio Pci che il rottamatore pare non voglia cancellare. Al contrario i parlamentari inadempienti non saranno ricandidati alle prossime elezioni. Una minaccia che diventa concreta con lo spettro della fine anticipata della legislatura. Renzi avrebbe chiesto a Bonifazi, l'uomo che ha il compito di controllare entrate e uscite del partito, la copia dell'ultimo bilancio del Pd per avere l'elenco dei parlamentari morosi. Il rendiconto finanziario dei democratici è stato approvato il 12 luglio del 2016: dai documenti spuntano i deputati non in regola. Spicca il nome di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio e avversario nel pd di Renzi. Tra i furbetti c'è anche il senatore Filippo Bubbico, viceministro dell'Interno che non ha ancora versato il contributo di 18mila euro.

La crociata del segretario Pd contro i morosi ha il sapore della vendetta politica: Boccia sta, infatti, lavorando alla discesa in campo al congresso dei democratici del governatore della Puglia Michele Emiliano per spodestare Renzi dal guida del partito. In attesa della resa dei conti interna, il Pd va a caccia di soldi e consenso: la guerra ai morosi si è spostata anche a livello regionale. Dalle varie federazioni italiane sono partite le lettere di messa in mora per chiedere a deputati e senatori il pagamento delle quote. La Campania è un caso emblematico: in virtù di un altro contratto, sottoscritto a livello regionale, deputati e senatori eletti nelle due circoscrizioni, erano obbligati a versare una quota di 40mila euro al momento dell'ingresso a Montecitorio. Renzi ha ordinato al segretario regionale Assunta Tartaglione di avviare le procedure per il recupero dei soldi creando malumori nel partito. A malincuore in molti stanno effettuando i bonifici.

Al timone del Pd c'è ancora Renzi: nessuno vuole correre il rischio di essere escluso della liste alle prossime elezioni.

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