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Responsabilità dei medici, grido d'allarme degli avvocati

Responsabilità dei medici, grido d'allarme degli avvocati

Milano - Critiche. Dubbi. Perplessità. C'è la nuova legge ma già cominciano i distinguo: la Gelli-Bianco ridefinisce il perimetro della colpa medica e restringe i confini del contenzioso. Un obiettivo ambizioso che prova a incrociare il malessere dei camici bianchi, ormai costretti a parare colpi da tutte le parti. Ne è nata addirittura una sorta di nuova branca, la medicina difensiva. Insomma, una professione un tempo venerata è oggi perennemente alla sbarra, sia sul versante penale che su quello civile con continue richieste di risarcimenti. La Gelli-Bianco dovrebbe deflazionare il carico, come si dice nel gergo burocratico del Palazzo. Oggi è ancora presto per tentare un bilancio. Le norme sono entrate in vigore il 1° aprile e quindi ogni giudizio è prematuro. E però si scoprono già posizioni distanti su una materia complessa: alcuni giudici milanesi, ad esempio, sostengono che la Gelli-Bianco, pur in attesa delle linee guida non ancora pubblicate, rappresenti un passo in avanti. Una parte dell'avvocatura ambrosiana, invece, la pensa diversamente. E la scorsa settimana nel corso di un convegno organizzato dall'Agam, l'Associazione giovani avvocati di Milano, questa linea pessimista è emersa con forza.

Il legislatore ha in sostanza eliminato ogni distinzione fra i diversi gradi di colpa, grave o lieve; ha riscritto una delle tre voci che compongono il quadro, l'imperizia, lasciando intatte le altre due. L'imprudenza e la negligenza. Ha introdotto un nuovo reato nel codice, il 590 sexies: responsabilità per morte o lesioni personali in ambito sanitario, legandolo a filo doppio all'imperizia. Il risultato, sottolineano gli avvocati Roberta Corongiu e Paolo Della Noce dello storico studio milanese Gulotta-Varischi-Pino è una situazione di incertezza. «Per un verso - sostengono i due legali - si lascia largo arbitrio all'interprete giudicante, dall'altra parte, continuando a rendere non chiaro quale sia il rischio di condanna, si abbandona appunto il medico alla sua incertezza».

E lo si spinge cosi fatalmente a giocare la partita sporca della medicina difensiva. Insomma, a prescrivere accertamenti o farmaci più utili a lui che al paziente.

Ma soprattutto cosi rischia di abbassare la qualità del servizio offerto al cittadino.

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