Europa

Resta il nodo Tunisia. Senza i soldi dell'Ue l'invasione non si ferma

Decisive le partenze dalla sponda nordafricana. Il report dell'ambasciatore italiano a Bruxelles: "Cortocircuito fra ritardi dell'Europa e inerzia"

Resta il nodo Tunisia. Senza i soldi dell'Ue l'invasione non si ferma

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«Con ogni evidenza, i ritardi dei Servizi della Commissione sui seguiti dell'intesa con Tunisi in ambito migratorio sono collegati e amplificati dall'inazione tunisina, col rischio di un cortocircuito che va scongiurato» scrive in un rapporto del 15 settembre l'ambasciatore Vincenzo Celeste da Bruxelles. Il rappresentante permanente italiano presso l'Unione europea analizza la situazione con la Tunisia, che rimane tesa con l'Europa. L'impressione è che dietro le quinte siano non pochi a remare contro la realizzazione del memorandum con la Ue firmato al presidente Kais Saied e fortemente voluto dal governo italiano. Un'Europa furbetta e trasversale composta dalla sinistra, da alcuni paesi della linea dura sull'immigrazione e dai filo Ong del Parlamento di Strasburgo anche in vista delle elezioni di giugno.

Il 27 settembre, nell'ultimo rapporto, l'ambasciatore apre qualche spiraglio riferendo dei passi avanti elencati dal Direttore generale per la politica di vicinato e i negoziati di allargamento, Gert Jan Koopman. «La Commissione sta continuando a lavorare su tutti i cinque pilastri del memorandum» che stanno a cuore ai tunisini e non solo quello sulla crisi migratoria. I 60 milioni di euro appena sbloccati, però, «non fanno parte dei 150 previsti dal memorandum» ma riguardano bilanci del 2021 e 2022. Per questo motivo Saied si è impuntato dicendo che non «accetta l'elemosina». Per le migrazioni la Commissione «ha sborsato dall'inizio dell'anno 53 milioni di euro - scrive l'ambasciatore - essenzialmente a favore della guardia costiera, polizia e marina militare. Questi fondi intendono far fronte a deficienze significative nei mezzi tunisini (in particolare pezzi di ricambio, carburante, camion, visori notturni)». Altri 67 milioni approvati a fine settembre verranno utilizzati per i rimpatri volontari dell'Iom, la costola dell'Onu per le migrazioni. Nel rapporto si evidenziano «le carenze nella gestione delle frontiere, anche terrestri e degli aeroporti» che «includono l'assenza di un'imposizione di visti d'ingresso nei confronti dei paesi africani e l'assenza di un sistema di protezione internazionale e di asilo, a fronte di una pressione migratoria destinata a crescere anche a causa di colpi di Stato nel Sahel».

Nel rapporto precedente del 15 settembre si sottolinea che «le posizioni critiche assunte dalla Delegazione Ue in Tunisia sul trattamento dei migranti e sui diritti umani hanno poi complicato e rallentato ulteriormente il dialogo con Tunisi». L'ambasciatore specifica che «dopo il via libera del Consiglio europeo lo scorso giugno e la successiva firma del Memorandum, in sostanza poco si è mosso». Non solo: «Quanto ai rimpatri, è stata la Commissione stessa a rallentare, ancora una volta per non destare l'impressione di voler concedere una patente di legittimità alla politica di deportazione tunisina denunciata da Ong e Pe (Parlamento europeo, nda)».

Anche altri remano contro: Sull'estensione della collaborazione con la Tunisia «il Commissario Varhelyi (ungherese, nda) aveva assunto un preciso impegno con il Ministro Tajani, che a distanza di mesi resta ancora inattuato».

Il nostro rappresentante suggerisce che «la pronta consegna di mezzi nautici italiani finanziata dall'Ue può costituire, in questa fase critica, il perno di una svolta della collaborazione migratoria in chiave operativa». E propone di utilizzare diversamente una parte dei fondi: «Penso ad esempio alla decisione della Commissione di destinare 30 dei 65 milioni (stanziati per il controllo dei flussi a forniture di radar che () non sarebbero fruibili prima del 2025 e () produrrebbero in ogni caso benefici marginali per le capacità di intercettazione tunisine».

Il 27 settembre l'ambasciatore torna alla carica sottolineando di aver «incalzato Koopman (Direttore generale per la politica di vicinato e i negoziati di allargamento, nda) chiedendo un'azione più rapida da parte della Commissione per assicurare rapidamente forniture che consentano ai tunisini di contrastare subito i trafficanti e in particolare alla polizia e alla guardia costiera di essere efficaci nelle loro operazioni».

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