Politica

"Riconquisteremo Roma e Milano. E poi vinceremo anche alle Politiche"

Il leader di Forza Italia suona la carica «Bertolaso e Parisi sono professionisti in grado di rimediare agli sfaceli provocati dai sindaci di sinistra Con me in campo Fi sopra il 20%»

"Riconquisteremo Roma e Milano. E poi vinceremo anche alle Politiche"

Ripubblichiamo per gentile concessione del "Corriere del Ticino" l'intervista che Silvio Berlusconi ha rilasciato a Marcello Foa, blogger de ilGiornale.it e amministratore delegato del gruppo editoriale svizzero Corriere del Ticino-Media. Un lungo colloquio che spazia dal rilancio del centrodestra alla strategia per le prossime amministrative, dalla politica interna all'economia, passando per le sfide che l'Occidente è chiamato ad affrontare.

Presidente Berlusconi, a Milano e Roma avete scelto i candidati giusti?
«Ne sono certo. A Milano siamo riusciti ad ottenere la candidatura di Stefano Parisi, che è stato uno dei protagonisti della grande stagione del centrodestra alla guida di Milano, persona che unisce comprovate doti manageriali ad una profonda conoscenza della macchina amministrativa comunale. A Roma, invece, siamo riusciti a convincere, e non è stato facile, Guido Bertolaso, il miglior sindaco che la Capitale possa desiderare per risollevarsi dalla situazione in cui è stata ridotta dall'amministrazione della sinistra. Bertolaso è una persona eccezionale. Ha realizzato in Africa delle strutture per i malati di Ebola e ha prestato servizio come medico negli ospedali per bambini. Da capo della Protezione civile ha dato delle dimostrazioni di indiscutibile capacità, riuscendo a gestire al mio fianco eventi epocali».

La cosiddetta società civile...
«Abbiamo preferito a uomini di partito, due grandi professionisti con ideali forti e con comprovate capacità manageriali in grado di rimediare agli sfaceli provocati dai sindaci di sinistra. Rivolgo a Stefano Parisi e a Guido Bertolaso i miei più riconoscenti ringraziamenti per aver accettato questa sfida e i miei più affettuosi auguri di buon lavoro: tutto il popolo di centrodestra, a cominciare dal sottoscritto e da Forza Italia, li sosterrà. Il voto di primavera sarà l'anticipo delle elezioni politiche che, lo ripeto perché ne sono sicuro, si concluderanno con la vittoria del centrodestra e quindi della democrazia e della libertà».

In più occasioni si è detto preoccupato per le sorti del Paese...
«In Italia in questo momento la democrazia è sospesa. Per la terza volta consecutiva c'è un presidente del Consiglio non eletto dal popolo che sta in piedi solo grazie ai voti di cinquanta senatori eletti dagli elettori del centrodestra. Negli italiani sta crescendo l'assuefazione a vivere in una non-democrazia, la storia ci ha insegnato che è molto lungo il tempo che occorre per riconquistare la libertà perduta».

Che giudizio dà del premier?
«La speranza era quella di aver trovato finalmente qualcuno di sinistra con cui poter dialogare per modernizzare il Paese attraverso delle riforme condivise. Ma poi ha cambiato tutto ciò che avevamo deciso insieme. A questo si aggiunge la sua bulimia di potere, con la collocazione di suoi uomini di fiducia dovunque, perfino nella Guardia di Finanza e nei servizi segreti. Se questo non è un preludio ad un regime...».

E come lo giudica sulle riforme?
«Quelle che lui aveva in mente non erano per il bene dell'Italia, ma per il suo interesse: una sola Camera che fa le leggi, un solo partito che vince anche se è minoranza nel Paese, un solo uomo che comanda, ovviamente lui».

Renzi dalla Ue otterrà qualcosa?
«Da premier cercavo di portare gli altri leader sulle posizioni dell'Italia (come per la nomina di Mario Draghi alla Bce), Renzi invece lancia attacchi come se fosse una sua questione personale col risultato di danneggiare ulteriormente l'Italia. L'essere l'unico premier europeo non eletto democraticamente dai cittadini lo rende debole e ininfluente. Anche la sua popolarità è in calo: secondo gli ultimi sondaggi Renzi si ferma al 30%».

Forza Italia è stata superata nei sondaggi dalla Lega...
«Per due anni consecutivi sono stato assente dalla scena politica e dalla tv, nello stesso periodo, l'amico Matteo Salvini e anche Renzi sono stati in televisione per sei ore a settimana. Con il mio ritorno sulla scena politica e mediatica riporterò certamente Forza Italia sopra al 20 per cento, la nostra coalizione oggi al 33% con Forza Italia, Lega e Fdi supera nei sondaggi Pd (30,2%) e M5S (27%). Dobbiamo arrivare a superare il 40% se vogliamo vincere le elezioni al primo turno».

Quale sarà il suo ruolo nel centrodestra?
«Essere l'ispiratore, il federatore e il regista del centrodestra e di tutti gli italiani di buonsenso amanti della libertà e della democrazia. Per effetto di una sentenza paradossale e per l'assurda e illegittima applicazione retroattiva della legge Severino sono incandidabile ed ineleggibile. Ma oggi come nel '94 è lo stesso senso di responsabilità che mi spinge ad oppormi alla presa del potere da parte dei Cinque Stelle, un partito populista, basato sull'invidia sociale e alleato a quella parte di magistratura politicizzata che costituisce un cancro per la democrazia».

Lei è sempre stato grande amico degli Usa e al contempo è un convinto sostenitore di Putin...
«Isolare la Russia è un gravissimo errore, Russa è parte dell'Occidente, è e deve restare un partner strategico per la nostra economia e un alleato indispensabile per la Ue e per gli Stati Uniti anche nella lotta all'Isis».

Quando era primo ministro avviò relazioni privilegiate con Mubarak e Gheddafi, oggi in Egitto e Libia la situazione è peggiorata.
«Adesso tutti mi danno ragione, ma è troppo tardi. Sarebbe stato molto meglio se mi avessero dato ascolto in tempo utile, così da evitare che da quei regimi si passasse a situazioni ben peggiori di anarchia, di violenza, di fame e di terrorismo. Io misi in guardia i partner europei sui pericoli che si correvano nel destituire dei leader che stavano gradualmente allentando la morsa dei loro regimi sulle popolazioni e mostravano importanti segni di apertura verso l'esterno e verso l'Occidente. Tentai invano di evitare che si creassero vuoti di potere e una situazione di disordine in cui avrebbero certamente proliferato terroristi e criminali. La mia politica di collaborazione, anche intensificando le iniziative economiche con quei Paesi allo scopo di portarli su posizioni compatibili con l'Occidente nel comune interesse di debellare il fanatismo jihadista, era l'unica politica ragionevole. Il colonnello Gheddafi, ad esempio, oltre a mantenere la pace sul territorio libico garantiva il nostro Paese e l'Europa sul fronte dell'immigrazione di massa dal continente africano che, grazie ai suoi interventi, si era praticamente azzerata. Tutti possono constatare come è andata a finire dopo la scelta sciagurata di far fuori Gheddafi. E l'Italia e l'Europa ne subiranno le conseguenze ancora per molto tempo. Purtroppo».

Sarebbe favorevole ai bombardamenti in Libia?
«Assolutamente no. Bombardare vuol dire provocare delle vittime innocenti: bambini, anziani, donne. Inoltre si distrugge tutto, le persone perdono le loro case e i loro pochi beni, e non potrebbero più tornare indietro. L'unico intervento possibile e definitivo, per sradicare il cancro dell'Isis in Libia, è una operazione di terra».

La Ue è divisa tra chi chiude le frontiere e chi crede a Bruxelles...
«Non sarà certo un muro ad arginare il flusso epocale di milioni di individui che si stanno riversando in Europa. L'Europa dei diritti umani non può e non deve voltare le spalle ai profughi che fuggono dalle guerre. Ma non è ipotizzabile che sia l'Italia soltanto ad accoglierli. Non era questa l'Europa solidale che avevano immaginato i padri fondatori. Coloro che hanno i requisiti per ottenere asilo politico devono essere distribuiti in tutti gli Stati membri della Ue. Coloro che non li hanno devono essere rimpatriati».

Marcello Foa
Amministratore delegato del gruppo EditorialeCorriere del Ticino-Media Ti

Commenti