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Riforma alla prova del Colle Mattarella pronto a dare l'ok

Il capo dello Stato valuterà la legge elettorale sotto il profilo della sua costituzionalità ma dovrebbe dare il via libera. Brunetta: «Con un presidente condiviso sarebbe diverso»

Riforma alla prova del Colle Mattarella pronto a dare l'ok

Il primo, che ci ha messo un anno a riprendersi dalla defenestrazione, adesso fa parecchio rumore di catene: Renzi è «il metadone», non deve «toccare le regole del gioco», governerà «sulle macerie» e altre cose del genere. Il secondo invece non solo tace ma dà l'impressione di voler restare in silenzio: per Beppe Grillo «è imbavagliato». Sono i due fantasmi di Matteo, gli spettri che, dicono, turbano i sogni del premier. Si metteranno d'accordo? Cercheranno di ribaltare Renzi? Ma se la paura di Letta al momento è solo di tipo psicologico, irrazionale, perché il famoso scherzetto «Enrico stai sereno», tuttora brucia, quella nei confronti di Sergio Mattarella appare ancora più inconsistente. Il capo dello Stato infatti non sembra intenzionato a bloccare l'Italicum. Quando riceverà la legge elettorale, la valuterà solo dal punto di vista della sua costituzionalità.

In queste ore il presidente tra preparando il discorso per il primo maggio. I temi previsti sono ovviamente il lavoro e l'occupazione, forse dirà qualcosa sull'economia e sugli indicatori contrastanti. Poi basta, è quasi certo che non toccherà argomenti più strettamente politici. Eppure da diversi giorni il pressing perché il Colle dica la sua sull'Italicum è diventato insistente. Da Forza Italia ai grillini, fino all'editoriale di commiato del direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, tutti sperano che Mattarella freni «il giovane caudillo», che spieghi che le riforme devono essere condivise.

E il Quirinale non sottovaluta gli appelli, non snobba le prese di posizione, però ha deciso di seguire «una prassi rigorosamente istituzionale», secondo la quale, a differenza dell'interventismo spinto di Giorgio Napolitano, al presidente della Repubblica non tocca prendere parte al dibattito tra i partiti. Seguendo questa linea, nei giorni scorsi Mattarella ha evitato di pronunciarsi sull'applicabilità del voto di fiducia in materia di riforme perché ci sono gli «organismi preposti» delle Camere ed è loro che spetta derimere simili questioni tecniche e procedurali.

Del resto il presidente, come raccontano al Colle, non ha mai visto di buon occhio i franchi tiratori. Anzi, quando era ministro per i Rapporti con il Parlamento, lavorò per la riforma dei regolamenti che limitò gli eccessi del voto segreto. Di conseguenza stavolta non ha visto «il vulnus» nella richiesta del governo di mettere la fiducia. E nel merito della legge, sostiene chi ci ha parlato, non ha trovato nulla di scandaloso. C'è di più: usando toni molto più sfumati, l'altro giorno pure Mattarella ha detto che bisogna proseguire sulla strada delle riforme e dell'ammodernamento della macchina statale. Senza dimenticare che nel discorso d'insediamento ha inserito una nuova legge elettorale tra «le priorità del Paese».

Insomma, la bacchettata a Renzi, se pur richiesta, è improbabile. Il capo dello Stato, fin dall'inizio del mandato, ha sempre cercato di restare fuori dalla mischia, di non farsi coinvolgere, anche se questa volta il suo silenzio neutrale è nei fatti un aiuto al premier. Dice Renato Brunetta: «In questo momento tutti si chiedono, cosa farà Mattarella? Ma Mattarella è stato scelto da Renzi e molto probabilmente, lo dico con grande dolore, non farà nulla. Con un presidente condiviso e eletto anche da noi le cose sarebbero andare diversamente».

Insomma, Matteo Renzi sarà pure segretamente assillato dallo spettro di un ribaltone e dal fantasma di Letta, però sull'Italicum si è mosso con la promessa di una copertura istituzionale ai massimi livelli. L'ombrello del Colle, aperto da Napolitano e passato di mano a Mattarella, non verrà chiuso, assicurano, senza un motivo di eccezionale gravità di cui per ora non si vedono i presupposti.

di Massimiliano Scafi

Roma

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