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La riforma Trump fa correre l'auto Fca investe un miliardo negli Usa

Cresce la produzione italiana negli Stati Uniti, bonus di 2mila dollari ai dipendenti. Marchionne: «Bene il taglio delle tasse»

La riforma Trump fa correre l'auto Fca investe un miliardo negli Usa

Lo Stato semplifica la vita alle aziende? A guadagnarci, grazie agli investimenti, sono la produzione industriale e gli stessi lavoratori. Accade negli Usa: la riforma fiscale varata da Donald Trump ha convinto Sergio Marchionne a rispondere con un piano da 1 miliardo di dollari per rafforzare la produzione di Fca nel Paese. A beneficiarne sarà l'impianto di Warren, nel Michigan, le cui linee di montaggio ospiteranno la nuova generazione del pick-up Ram Heavy Duty; ma anche i circa 60.000 dipendenti del gruppo ai quali arriverà un bonus di 2.000 dollari, per un costo complessivo per l'azienda stimato in 100 milioni di euro. A ciò si aggiungeranno 2.500 nuovi posti di lavoro.

«Lo abbiamo deciso - afferma Marchionne - per ribadire il nostro impegno nella produzione negli Stati Uniti e come riconoscimento alla dedizione dei lavoratori che hanno contribuito al successo di Fca». Le parole dell'ad del Lingotto rispecchiano le finalità della riforma fiscale: rivitalizzare l'attività economica (riduzione delle tasse alle imprese, dal 35% al 20%) e accelerare la crescita sopra il 3%. L'annuncio di Fca fa sicuramente felice la Casa Bianca visto che, dal 2009, salgono a 10 i miliardi di dollari che Fiat Chrysler Automobiles ha riversato nel Paese. Proprio un anno fa, sempre alla vigilia dell'Auto Show di Detroit (la rassegna apre questo fine settimana), Marchionne aveva annunciato un altro miliardo per produrre in Michigan e in Ohio tre nuovi modelli targati Jeep. La tempistica del nuovo investimento viene però anche letta da qualcuno come un modo per alleggerire le tensioni con le autorità Usa in vista del verdetto, atteso entro primavera, sul caso emissioni che ha coinvolto il Lingotto negli Stati Uniti.

Ma se Trump e l'economia Usa sorridono, a preoccuparsi è invece il Messico che nel 2020 vedrà trasferire da Saltillo al Michigan la produzione del Ram Heavy Duty. Marchionne, di fatto, mette fin da ora le mani avanti allo scopo di ridurre i rischi legati a cambiamenti potenziali del Nafta (North american free trade agreement), l'accordo commerciale tra Usa, Canada e Messico che Trump ha messo in discussione se le intese non saranno riviste a favore di Washington. A Saltillo, in attesa di conoscere dal nuovo piano industriale di Fca le future strategie produttive, restano i furgoni (il Ducato, ribattezzato Ram ProMaster). Il nuovo piano di sviluppo del gruppo al 2022 dovrà però fare chiarezza anche sul futuro della fabbrica di Toluca, che attualmente sforna la Fiat 500 per il mercato Usa, il Dodge Journey e la Jeep Compass.

Il comparto delle quattro ruote è favorevole a un aggiornamento del Nafta, ma sta facendo pressioni affinché non sia penalizzato. Trump ha dichiarato da tempo guerra a chi, nell'auto, delocalizza in Messico per trarre beneficio dal minore costo del lavoro e dagli zero dazi sulle esportazioni in Nord e Sud America. Nissan è il maggior produttore nel Paese, Volkswagen è presente da 50 anni, ma hanno stabilimenti in Centro America anche Gm, Ford, Honda, Mazda, Daimler, Toyota e Hyundai. Ford, da parte sua, ha già annullato il piano di costruire un nuovo sito in Messico, spostando l'investimento di 700.000 dollari nel Michigan.

«È semplicemente corretto - ha commentato Marchionne - che i nostri dipendenti condividano i risparmi generati dalla riforma fiscale e che noi riconosciamo apertamente il miglioramento che ne deriva per il contesto del business Usa investendo di conseguenza nella nostra area di mercato». Un messaggio diretto anche alla politica italiana, impegnata nella campagna elettorale.

Una vera riforma fiscale, infatti, non può fare altro che spingere le industrie a investire e a premiare la forza lavoro.

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