Politica

«Ripristinare il reato di clandestinità» Ma la legge c'è ancora Manca la firma di Orlando

La norma che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina è stata una delle più contestate dell'ultimo decennio. Introdotta nel 2009 con la legge Bossi-Fini, ha animato lo scontro ben oltre i confini del politically correct . Chiunque avesse messo piede in Italia senza averne diritto andava espulso, immediatamente o tramite un breve soggiorno nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione. La norma era stata abolita nell'aprile 2014 trasformando il reato da penale ad amministrativo. E proprio nei giorni in cui il centrodestra, da Maurizio Gasparri a Lucio Malan, ne chiede la reintroduzione per fronteggiare l'emergenza sbarchi, viene alla luce qualcosa di clamoroso: in realtà, la legge non è mai stata abrogata sul serio. Secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, il governo infatti non ha ancora esercitato la delega contenuta nella legge numero 67 del 2014 che affidava all'esecutivo il compito di abolire il reato di clandestinità. Il provvedimento, per mettere a punto il quale erano stati concessi 18 mesi (la legge venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 5 maggio 2014 e quindi la delega scade a ottobre), si troverebbe infatti ancora sulla scrivania del Guardasigilli Andrea Orlando.

Un lassismo incredibile che potrebbe aprire la porta a scenari del tutto inaspettati. Tecnicamente, da domani qualsiasi magistrato potrebbe applicare la legge ed espellere gli immigrati non in possesso dei requisiti richiesti.

Con buona pace di chi si è stracciato le vesti contestando una norma che poi, di fatto, ha mantenuto in vita.

Commenti