Cronache

Ma il rischio è crescere dei nemici dello Stato

Ma il rischio è crescere dei nemici dello Stato

Ci sono poche decisioni più crudeli di togliere i figli alla famiglia naturale, per quanto abietta. Ci sono poche scelte più di questa che fanno accapponare la pelle di noi italiani, che nel maggioritario dei valori non negoziabili - la trimurti Dio, Patria e Famiglia - votiamo sempre o quasi per la terza.

Eppure quando parliamo di «muschilli», i moscerini figli di boss camorristi che crescono in un ambiente del tutto privo di stimoli culturali e di empiti morali, che vengono usati a sei anni per fare da sentinelle dello spaccio, ci vuole davvero molto senso del melodramma per essere d'accordo con il magistrato Raffaele Cantone, secondo cui sottrarre gli scugnizzi alle loro fatiscenti cure familiari è «il fallimento dello Stato». Noi non siamo d'accordo con Cantone: i ragazzini che crescono in un ambiente in cui l'illegalità è sciolta nel latte del biberon, in cui non esiste nessuna sensibilità verso qualsiasi indizio di cosa pubblica, diventeranno quasi certamente soldati di un esercito che non combatte con noi e per noi, ma contro di noi. È carne da clan che va sottratta alla contabilità della paranza, è manodopera a basso costo per business laidi. E non c'è nessuna sentenza che possa essere definita come troppo crudele. La legge è legge, e quella del cuore è sempre sottomessa a quella della civiltà

C'è da chiedersi, semmai, in che modo un allontanamento dei minori da contesti malati possa essere davvero efficace per l'individuo e per la società. È chiaro che una cosa è sottrarre un neonato o un bimbo piccolissimo al contagio dell'illegalità e una cosa invece è spezzare i legami familiari quando il bambino ha dieci anni e la rapacità febbrile, la protervia della legge del più forte sono già una seconda pelle. A quel punto sottrarre il ragazzino all'humus marcio vuol dire probabilmente non ricostruire un senso morale ma rafforzare il senso dello Stato come nemico. Ci sarebbe la figura materna per costruire efficacemente un ponte affettivo fra l'inferno e il purgatorio. Ma immaginare una simile collaborazione è suggestivo quanto utopistico.

E poi, diciamocelo: c'è un senso di disagio nel pensare a uno Stato - che noi continuiamo a teorizzare come discreto custode delle regole e non come dispensatore di cartellini rossi emotivi - che riscrive il destino e lo stato di famiglia di chicchessia.

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