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Il risiko dell'opposizione per trivellare il governo

Lega e Fdi pronte alla mozione di sfiducia comune a Palazzo Madama. Disponibili i grillini: "C'è un comitato d'affari dietro questo governo". Ma Forza Italia resta tiepida: l'esecutivo deve cadere sull'economia

Il risiko dell'opposizione per trivellare il governo

«Un comitato d'affari incompatibile con il suo incarico e un premier dalla condotta gravemente omissiva». Il Movimento 5 Stelle definisce così il governo nella mozione di sfiducia che si appresta a depositare al Senato dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche tra l'ex ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi, e il compagno Gianluca Gemelli, attivo nel settore petrolifero. La Guidi citava in quella telefonata un emendamento sul giacimento petrolifero Tempa Rossa da «mettere dentro al Senato, se Maria Elena (Boschi, ndr)» fosse stata d'accordo.Nel testo della mozione si legge: «L'inchiesta petrolio svela l'operato di un articolato e consolidato comitato d'affari, che occupava la scena e il retroscena governativo, per garantire gli interessi di rilevanti compagnie petrolifere e di società legate a soggetti in rapporti personali con membri dell'esecutivo. Alla luce dei fatti emersi», la situazione «soggettiva del presidente del Consiglio e di altri ministri, risulta sempre più incompatibile con la delicatezza degli incarichi ricoperti».

Le opposizioni, dunque, scaldano i motori e si preparano allo scontro parlamentare a Palazzo Madama con l'obiettivo di mandare a casa il governo Renzi. «Le condizioni per andare compatti con grillini, leghisti, Sel, fittiani e Fratelli d'Italia questa volta ci sarebbero» spiega un senatore. L'intenzione è quella di procedere senza sconti fino alla vera, grande prova: quella del referendum istituzionale. Per gli azzurri, però, sarebbe opportuno presentare una mozione di sfiducia che colpisca il governo più per le sue debolezze politiche ed economiche piuttosto che per inchieste della magistratura ancora alle battute iniziali. Qualcuno guarda anche con interesse alla Direzione Pd e al clima di duro scontro che l'ha caratterizzata. «Ma la minoranza Pd la conosciamo, lo scarto tra proclami e realtà è sempre ampio». C'è poi Matteo Renzi che aggiunge pepe alla contesa, «provocando» le opposizioni: «È uno spasso vedere la Santa Alleanza di chi non la pensa come noi, Berlusconi, Salvini e Di Maio che pensano a mozioni insieme, se le scrivono, le votano e perdono». Dai grillini, comunque, arrivano segnali di battaglia e di apertura anche su possibili mozioni presentate dal centrodestra. «La votazione sulle mozioni di sfiducia non sarà tra chi è con Renzi e chi è contro Renzi - spiega Di Maio -, ma sarà tra chi si vuol tenere la poltrona parlamentare fino al 2018 e chi invece ha il coraggio di essere coerente.

A fare un censimento tra quelli che dicono che Renzi non va bene, allora in Senato i numeri ci sono. Se invece quelli che dicono che vogliono mandare a casa Renzi poi vogliono restare attaccati alla poltrona per la pensione del 2018, c'è un altro problema». E Alessandro Di Battista parlando al Corriere è ancora più esplicito: «Noi siamo la seconda forza del Paese ed è giusto che ci facciamo promotori degli atti che interessano ai cittadini. Per quello che riguarda le altre forze: leggeremo la loro mozione, la valuteremo e se ci soddisferà la voteremo». Il centrodestra non si tirerà indietro. Gli emissari di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni stanno lavorando al testo, ma bisognerà aspettare per vedere se si riuscirà ad arrivare a una versione che accontenti tutti e garantisca gli equilibri interni alla coalizione. Renato Brunetta, Massimiliano Fedriga e Fabio Rampelli, incaricati, tra gli altri, di mettere a punto il documento, si stanno tenendo in contatto. Le motivazioni vengono anticipate da Giorgia Meloni, schierata su posizioni dure sul caso Guidi. «Questo governo è l'utile idiota delle lobby e dei poteri forti, non rappresenta gli interessi del popolo italiano e noi faremo di tutto per mandarlo a casa». I numeri al Senato, però, restano una incognita perché con i verdiniani schierati a difesa di Renzi gli spazi per portare l'affondo parlamentare appaiono ristretti.

A meno che i malpancisti del Pd non decidano davvero di assestare una spallata al governo.

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