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"Rivedere il patto di Stabilità". Mattarella scudo del governo

Il messaggio del Colle all'Ue: coi sovranisti fuori gioco ora l'Italia può aprire una nuova fase con Bruxelles

"Rivedere il patto di Stabilità". Mattarella scudo del governo

Dopo la giravolta di Conte, ecco la mezza capriola dell'Europa. È il Presidente Sergio Mattarella a dare voce al clima di ricomposizione che si respira fra Roma e Bruxelles. I tabù di ieri cadono, il cappio sui nostri conti si allenta, la guerra degli zero virgola potrebbe riservare presto più di un colpo di scena. «È necessario un riesame del patto di stabilità - queste le parole del capo dello Stato, lette alla platea di imprenditori e finanzieri del Forum Ambrosetti da Enrico Letta - Coesione e crescita sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del patto di stabilità deve contribuire ad una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca».

Concetti fragorosi, espressi con millimetrica e inusuale precisione da Mattarella. Facile intendere che il presidente non si sia spinto avventurosamente fra le sabbie mobili dell'Europa, ma abbia raccolto segnali precisi in arrivo dalla Ue. La difesa arcigna, ansi tignosa dei parametri economici lascia il passo a valutazioni meno rigide e vincolanti, spingendo finalmente sull'acceleratore degli investimenti. Può sembrare un paradosso, ma l'establishment, italiano ed europeo, si accinge a sposare tesi sovraniste ora che i sovranisti hanno dovuto fare le valigie e sloggiare dal Palazzo.

A Cernobbio e nella comunità imprenditoriale il messaggio viene accolto con cauto ottimismo. Qualcosa succederà, qualcosa cambierà, anche se questo governo è nato in un modo a dir poco arruffato. L'economia ristagna, la Germania perde colpi, la guerra dei dazi prosegue, ma l'Europa si appresta a voltare pagina: i giri di valzer riprenderanno già la prossima settimana con la riunione dell'Ecofin a Helsinki.

E poco importa quale sia la verità. Si può pensare che il nuovo ciclo sia favorito dalla debolezza dei nostri partner, a cominciare da Berlino, che non sono più corazzate inaffondabili. Oppure si può leggere il tutto con una lente d'ingrandimento vagamente complottista: il colpo di mano di queste settimane ha tolto di mezzo la mina vagante chiamata Matteo Salvini e ora Conte va a batter cassa a Bruxelles.

Forse le due letture non sono antitetiche ma complementari: si andava già in questa direzione mentre il leader della Lega preparava lo strappo, lo spread era stato addomesticato e Tria sosteneva che c'erano sì pochi soldi, ma più di quelli previsti. La crisi di mezza estate non ha bloccato questo percorso, ma ha rafforzato la corsa verso lidi inediti. Un anno fa, anzi meno, il ragionamento di Mattarella sarebbe stato inimmaginabile e avrebbe provocato un terremoto. Ora è la conferma solenne di quel che s'intravede dietro le quinte della diplomazia europea che ha benedetto in tutti i modi il debuttante esecutivo giallorosso.

Certo, nulla è scontato, il sentiero è stretto e può darsi che il meccanismo si inceppi, ma la direzione è tracciata. E questo mentre Mattarella, per una volta loquace, disegna anche una nuova politica fiscale e manda un segnale di avvertimento ai colossi digitali che spadroneggiano nei nostri Paesi: «Vanno fatti passi avanti per un sistema di fiscalità europea che elimini forme di distorsione concorrenziale e affronti il tema della tassazione delle grandi imprese multinazionali, per un sistema più equo e corretto».

Il fronte antisalviniano, che va da Parigi ad Atene, da Tsipras a Le Maire, sorridenti fra i prati di Villa d'Este, ha vinto il match contro il piccolo Prometeo di via Bellerio e ora potrebbe portargli via una parte del copione, applicandolo ad una realtà che dev'essere sostenibile, come ha specificato Mattarella, non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale.

Un testacoda soft che potrebbe riverberarsi anche sul capitolo migranti. Il precedente governo, secondo indiscrezioni raccolte a Cernobbio dal Giornale, era vicinissimo ad ottenere un nuovo protocollo per la gestione dei flussi: il cosiddetto burden sharing, ovvero la condivisione degli oneri, insomma una ridistribuzione automatica fra i diversi Paesi europei dei migranti economici. Salvini con l'autogolpe di agosto ha rovinato tutto.

Ora la trattativa potrebbe riprendere con il solito schema: tutti insieme appassionatamente per disinnescare Salvini.

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