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Roma sceglie il sindaco sommersa dall'immondizia

Spazzatura in strada per lo sciopero nazionale dei netturbini, agganciato al ponte del 2 giugno. Polemiche sugli "assessori a tempo" proposti dalla grillina Raggi

Roma sceglie il sindaco sommersa dall'immondizia

Roma - Un bello sciopero della nettezza urbana, astutamente agganciato al super-ponte del 2 giugno. E così Roma, per ironia della sorte, si ritrova ad andare al voto - uno dei più combattuti della sua storia - tra cassonetti traboccanti e marciapiedi invasi dai rifiuti.

In questo deprimente quadro, la candidata grillina Virginia Raggi, data in pole position come possibile sindaco della Capitale, ha un'idea luminosa. O meglio, l'idea originale non è sua ma è stata partorita negli uffici della Casaleggio, che hanno dato al fido Luigi Di Maio il compito di esternarla domenica in tv: gli assessori «a tempo determinato», da mandare via appena realizzano «il progetto affidato». Che assessori? «Ce ne sarà uno alla città semplice, e un assessorato alla persona, con al centro la persona», improvvisa Di Maio. Viste le risate generali che hanno accolto l'originale proposta, lo staff casaleggiano ha capito che il tiro andava rapidamente aggiustato. E così la candidata romana è stata istruita sul da farsi e ha precisato, in un lungo pistolotto piazzato sul blog di Grillo: dei nove variopinti assessorati annunciati («Città in movimento», «Qualità della vita» e altre amenità, mentre sembra per ora sparito quello «Alla persona con al centro la persona»), solo uno sarà «a tempo determinato» e «sottoposto a verifiche»: quello alla «Riorganizzazione delle partecipate», tra le quali - oltre alla famigerata Atac, che gestisce i trasporti pubblici - c'è appunto anche l'Ama, l'azienda (in sciopero) che dovrebbe occuparsi dello smaltimento dei rifiuti. Nel video, la Raggi annuncia anche che in caso di sua vittoria costituirà un «Board cultura», pieno di «belle menti dello spettacolo», tipo Sabrina Ferrilli, si immagina.

Le ironie degli avversari si sprecano: il Pd parla di «assessori cocoprò», mentre Giorgia Meloni (che dal canto suo promette niente meno che «Cinquemila case in cinque anni» ai romani) attacca: «Sono basita da questa questione degli assessori a tempo, sia nel metodo che nel merito: questa idea di un sindaco che non ha potere per decidere è evidente. La Raggi è pronta a dimettersi se Grillo glielo chiedesse, e questo vuol dire non avere rispetto per gli elettori». Del resto, sulla questione delle società partecipate le posizioni dei Cinque Stelle (e quindi della candidata) sono molto cambiate, e si sono fatte nel tempo sempre più prudenti. Fino all'annuncio che non ci sarà alcuna dismissione o privatizzazione dei due inefficienti colossi pubblici, inzeppati nei decenni di dipendenti che costituiscono però un serbatoio di voti da rassicurare e corteggiare.

La Raggi non replica alle critiche, perché nel frattempo lo staff della Casaleggio la sta sottoponendo a un allenamento intensivo in vista del confronto tv di stasera su Sky. È il primo e l'unico match diretto con gli altri candidati, da Roberto Giachetti a Alfio Marchini alla Meloni, che la grillina ha accettato, preferendo fuggire da tutte le altre occasioni di confronto per evitare strafalcioni. Stavolta non poteva sottrarsi, e in queste ore si tenta di prepararla al meglio. Negli ultimi giorni però si è saputo che Beppe Grillo, a differenza di quanto annunciato tempo fa, diserterà la chiusura della campagna elettorale della aspirante sindaca.

Mentre Matteo Renzi, deciso a scommettere sull'accesso al ballottaggio di Roberto Giachetti, sarà al suo fianco nella manifestazione di domani a Roma.

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