Politica

Il ruggito padano del vecchio leone indipendentista

Bossi lancia una nuova associazione «No scissioni, sì ad accordi con il Cav»

Il ruggito padano del vecchio leone indipendentista

Milano Umberto Bossi lancia la sua associazione politica: «Io sono ancora qui, non ho mollato. Anzi intendo fare a breve scadenza un'associazione, non intestata a mio nome, ma intestata alla Padania libera». Un'altra Lega, alternativa al Carroccio nazionalista-lepeniano di Matteo Salvini? «No, non è un partito assicura Bossi -, io la Lega l'ho creata, non voglio romperla». Però l'ex leader del Carroccio, in disaccordo col segretario federale quasi su tutto (le alleanze, l'Europa, l'euro, lo sbarco al Sud) si sta muovendo, e insieme a lui la vecchia guardia leghista che non si riconosce nella linea del «felpetta», nomignolo affibbiato a Salvini. Se in Piemonte è appena nato il gruppo «Amici di Umberto Bossi», a Milano si radunano le truppe del Senatùr (da Speroni a Leoni all'ex sottosegretaria leghista Francesca Martini) attorno all'associazione «Fare tornare grande il Nord» dell'imprenditore ed ex deputato leghista Roberto Bernardelli, nella sala convegni del suo Hotel Cavalieri. Strapiena (circa 250 persone) per l'incontro su impresa, lavoro e nord con Umberto Bossi. Doveva esserci anche il governatore lombardo Roberto Maroni, che ha rinunciato all'ultimo, per il timore che la sua partecipazione venisse interpretata come l'adesione ad una fronda nordista-autonomista alla leadership di Salvini. In effetti il rischio di bordate all'indirizzo del segretario federale, con Bossi, era concreto, e pure se in maniera soft si è realizzato. «Ora va di moda parlare male dell'Europa, per avere i voti, ma io sono europeista, l'Europa ha sbagliato tante cose ma si può cambiare» dice Bossi. «Sono fallite 100mila imprese, e dove? Tutte al Nord. Ma invece di agitare questo (fa segno con il pugno, ndr), stiamo zitti. La questione settentrionale è stata messo da parte da Salvini, ma in politica se lasci un vuoto viene riempito da altri. Lo Stato italiano ha massacrato le nostre imprese, il resto sono chiacchiere. Lui va al Sud a cercare voti, ma in politica servono idee chiare. Berlusconi? Io l'accordo con lui lo farei subito». Fino ad ora l'ostacolo ad un asse Lega-Berlusconi è stato Salvini «perché voleva fare il premier». Ma «il rischio è che finisca male davvero. Perché Berlusconi ci può aiutare anche a cambiare la legge elettorale, cosa di non poco conto». Sul nome di Zaia come candidato premier, ipotesi rilanciata dal Cavaliere, Bossi ricorda che «Berlusconi ha sempre avuto grande stima di lui fin da quando era ministro, lo ha sempre definito gentleman. Ma Zaia è il re del Veneto, non penso abbia interesse a diventare imperatore d'Italia».

Anche sull'euro («Tornare alla liretta sarebbe un disastro» tuona Bernardelli) posizioni molto lontane dal Carroccio di Salvini, che oggi sarà a Mosca per firmare un protocollo d'intesa con «Russia Unita», il partito di Putin. In attesa del futuro congresso della Lega.

E della nuova «associazione Padana libera» di Bossi, che somiglia molto ad una corrente dei nostalgici della Lega indipendentista.

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