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Sala trasforma la sede Expo nel suo comitato elettorale

Una foto su Facebook tradisce l'uomo di Renzi a Milano: il vertice sulle primarie di sinistra negli uffici dell'Esposizione

Sala trasforma la sede Expo nel suo comitato elettorale

Milano - La sede Expo usata dal commissario Expo Giuseppe Sala come suo comitato elettorale. Sul tavolo da usare perfino le cartellette e la carta intestata con il logo Milano 2015. Inciampa ancora su una fotografia il candidato alle primarie del centrosinistra a Milano, dopo quella con Emma Bonino che lei stessa gli ha ruvidamente chiesto di togliere dalla propaganda elettorale. Perché a far le pentole il diavolo è bravo, è del coperchio che si dimentica. Quello che avrebbe dovuto nascondere l'incontro sotto il pannello Expo Milano 2015, Feeding the planet, energy for life che per mesi ha fatto da sfondo a conferenze stampa e incontri con i big del mondo.

A metterci lo zampino è Facebook con la foto che rivela l'uso privato di una sede «pubblica». A postarla il consigliere comunale del Pd a Milano Ruggero Gabbai che non ha resistito alla tentazione di mostrarsi al fianco di Sala. «Giornate intense in avvicinamento alle primarie!», ha scritto trionfante. Peccato che quella sia una sede Expo e che in agenda non ci fossero i conti (peraltro ancora inspiegabilmente segreti), ma le primarie del centrosinistra a cui Sala è uno dei tre candidati con Francesca Balzani e Pierfrancsco Majorino. Intorno al tavolo i dirigenti della comunità ebraica milanese con il presidente Raffaele Besso, i presidenti delle associazioni e il deputato Emanuele Fiano. Membro della stessa comunità e autore della proposta di legge per configurare come reato il possesso di gadget del Fascismo e conseguente condanna per apologia. Un possibile candidati sindaco Pd. Salvo poi ritirarsi per non rovinare i piani del manovratore Matteo Renzi che punta su Sala.

Nella stessa foto compare l'avvocato Ada Lucia De Cesaris, già vice sindaco di Giuliano Pisapia prima di andarsene sbattendo la porta. E che oggi medita vendetta sul carro di Sala. Quello stesso Sala che, è bene non dimenticarlo, oltre che candidato è tutt'ora commissario Expo. E così, alla faccia dei conflitti d'interesse (che se sono a sinistra non fanno notizia) alla convention di sabato al teatro Strehler, erano molti i volti Expo. Gente riconoscente. Che proprio da lui, nei panni del commissario, aveva ricevuto incarichi ed emolumenti. A cominciare dalla Sec di Fiorenzo Tagliabue, il ciellino doc a cui Sala ha affidato prima la comunicazione dell'Expo e oggi la campagna elettorale. Antonio Albanese che protagonista dello spot Expo gli fu messo a fianco anche da Fabio Fazio (a spese del contribuente a Che tempo che fa) per un siparietto ancor più sdraiato del solito. E poi il filosofo Salvatore Veca, prima coordinatore di Laboratorio Expo e curatore scientifico della Carta di Milano e oggi al lavoro sul programma. E molti altri.Un Sala che sabato ha citato Antonio Gramsci per accreditarsi a sinistra, lui che in Comune è entrato come city manager di Letizia Moratti. E oggi dice che «quella Pisapia è una giunta dalle mani pulite, di cui andare orgogliosi». Peccato che altrettanto pulita non sia stata la sua Expo, con i vertici in manette. Arrestati Antonio Rognoni, Angelo Paris, Antonio Acerbo, Andrea Castellotti. E Christian Malangone condannato a quattro mesi.

Certo, la foto nella sede Expo non è un reato. Ma cosa succederebbe in un Paese normale dopo la sua pubblicazione?

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