Politica

Da Salah a Bouhlel Tutti i figli della jihad passati dall'Italia

Da Bari è transitato lo stragista del Bataclan e da Ventimiglia il killer di 84 persone a Nizza. Il terrore islamista è in mezzo a noi

Da Salah a Bouhlel  Tutti i figli della jihad passati dall'Italia

In Italia hanno vissuto o sono transitati almeno una dozzina di terroristi islamici delle stragi degli ultimi due anni ed i loro complici.

Mohamed Lahaouiej Bouhlel, che ha massacrato con un camion 84 persone a Nizza, è stato ripreso in un video e identificato dalla polizia a Ventimiglia nel giugno dello scorso anno. Il futuro stragista partecipava a una manifestazione pro migranti assieme all'associazione «Cuore della speranza» con base a Nizza. Il suo complice, Chokri Chafoud, che lo aizzava via sms a lanciarsi con il camion sulla folla, ha vissuto diversi anni in Italia a Gravina di Puglia. E ha pure lavorato come general manager di una masseria tarantina. Un'altra complice, l'albanese Enkeledja Zace, che assieme al marito ha fornito la pistola al killer del camion era stata arrestata lo scorso anno dai carabinieri per favoreggiamento all'immigrazione clandestina a Ventimiglia. In Italia è tornata diverse volte. L'ultima, prima di finire in manette in Francia, il 13 giugno, a Bari controllata dalla polizia al rientro in traghetto da Durazzo.

Il porto barese è il transito preferito dai terroristi. Abdeslam Salah, l'unico sopravissuto al Bataclan ed in carcere a Parigi, si era imbarcato a Bari il primo agosto 2015 diretto in Grecia. Con lui c'era Ahmad Dahmani, che verrà arrestato in Turchia una settimana dopo la strage di Parigi per aver fatto i sopralluoghi sugli obiettivi. I due sbarcarono al Pireo per incontrare Abdelhamid Abaaoud, il capo cellula di Parigi e portare avanti il piano. Il 6 agosto Salah rientrò a Bari e in macchina percorse tutta l'Italia, come all'andata, per dirigersi in Belgio. E lasciò tracce utilizzando tre volte la carta di credito.

Khalid el-Bakraoui, che il 22 marzo si è fatto esplodere nella metro di Bruxelles era volato dal Belgio all'aeroporto di Treviso con un volo Ryanair il 23 luglio 2015. In Italia restò 22 ore pernottando all'hotel Courtyard by Marriott dell'aeroporto di Venezia. Poi si imbarcò su un aereo Volotea diretto ad Atene forse, anche lui, a prendere ordini.

Un altro caso emblematico e poco conosciuto è quello dell'italiano Gelel Attar, alias Abou Ibrahim. Attar è nato nel 1989 a Castal San Giovanni, piccolo comune vicino a Piacenza. Dopo la morte del padre si trasferì prima in Francia e poi a Bruxelles nel quartiere islamico di Molenbeek. Nel 2012 partì per combattere in Siria diventando «fratello» jihadista dei futuri terroristi suicidi di Parigi e Bruxelles. Nel 2013 rientrò in Europa senza che nessuno lo fermasse. Solo il 15 gennaio scorso viene arrestato in Marocco dove stava mettendo in piedi una cellula dell'Isis.

Pure Ismael Omar Mostefai, uno dei kamikaze del Bataclan, era transitato in Italia nel 2013 da Marsiglia per raggiungere la Siria via Grecia e Turchia. Mohammed Lahlaoui è stato arrestato in Germania qualche giorno dopo l'attentato di Bruxelles. Sul telefonino aveva contatti e sms inquietanti scambiati poco prima dell'attacco con la cellula del terrore. Lahlaoui ha vissuto a Vestone, nel Bresciano, tra il 2007 e il 2014. Poi l'abbiamo espulso, ma invece che tornare in Marocco è andato in Germania. Tre mesi prima della strage di Bruxelles è arrivato in Italia in macchina attraverso il Brennero, Djamal Eddine Ouali, arrestato in provincia di Salerno con l'accusa di aver fornito i documenti falsi ai terroristi.

A casa nostra abbiamo ospitato per anni i capi jihadisti tunisini che hanno aderito al Califfato impiantando basi in Libia. Quella di Sabrata è stata bombardata lo scorso aprile dai caccia americani, ma il giovane comandante Nouruddine Chouchane sarebbe sopravvissuto. In Italia aveva abitato cinque anni dalla parti di Novara facendo il manovale. Le ultime tracce risalgono al 2012. L'anno scorso il ministro dell'Interno ha emesso un decreto di espulsione nei confronti di Chouchane per «motivi di sicurezza nazionale». È ricercato come mandante della strage dei turisti al museo del Bardo a Tunisi (4 italiani fra le vittime).

L'altro pezzo grosso delle bandiere nere tunisine riparato in Libia è Moez Fezzani. Per anni ha vissuto in Lombardia finendo in manette con l'accusa di terrorismo. Nel 2012 è stato assolto dalla Corte d'Assise di Milano, ma il Viminale l'ha espulso.

Alla Digos che lo scortava in aeroporto ha dichiarato sprezzante: «Sentirete parlare di me».

Commenti