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Salario minimo, Schlein andrà a Palazzo Chigi a parlare di De Angelis

Venerdì il tavolo. La segretaria dem: "Spirito costruttivo". Ma poi polemizza

Salario minimo, Schlein andrà a Palazzo Chigi a parlare di De Angelis

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È fatta: venerdì 11 agosto, a las cinco de la tarde, Giorgia Meloni riceverà a Palazzo Chigi tutti i capi e capetti del centrosinistra. Menù: acqua minerale, tè freddo e salario minimo.

Nel centrosinistra, all'indomani della conferma ufficiale da parte del governo, si respira una certa inconfessabile irritazione. Un po', in cuor loro, nel Pd e nei Cinque Stelle maledicono Carlo Calenda, che come leader di Azione ha chiesto e ottenuto di portare la premier ad un tavolo di confronto sul salario minimo, e in pieno agosto. Costringendoli a tornare di gran carriera dagli ombrelloni, in un torrido venerdì pomeriggio, rovinando loro anche il weekend. Un po' inveiscono in cuor loro contro la mossa della premier, che li costringe a uscire dalla comoda trincea dell'opposizione per discutere nel merito la loro proposta: «Sono furibondi - ammettono da Azione - preferivano di gran lunga fare le barricate, sventolare le proprie bandiere e acconciarsi a perdere onorevolmente la partita in Parlamento». Invece, così, dovranno sedersi a un tavolo e aprire la strada a possibili mediazioni: è chiaro a tutti che Meloni proverà ad esercitare l'eterna strategia del «divide et impera», mostrandosi disponibile al dialogo e cercando di spostare le contraddizioni nel campo avverso.

Conte è così irritato che ieri non ha profferito verbo in proposito, limitandosi a rispondere a chi (Schlein in testa) gli chiedeva insistentemente conferma della sua presenza che sì, venerdì ci sarà anche lui. Quanto alla segretaria Pd, Elly Schlein si è presa la mattinata per meditare, poi - secondo copione - ha diffuso un proprio video-messaggio, un po' sul modello del Berlusconi 1994, in cui parla a ruota libera e per tre minuti filati, spiegando che «finalmente il governo si è accorto che bisogna parlare di salario minimo», che lei parteciperà «con spirito costruttivo» alla riunione di venerdì e che «siamo pronti a tornare in Parlamento anche adesso» (tanto la controprova non ci sarà mai) pur di averlo. Ma poi si dedica ad ammucchiare sacchi di sabbia alle finestre, raccontando che nel meeting vuol parlare sì di paghe orarie, ma anche di varie ed eventuali: i ristori per l'Emilia Romagna in ritardo, e poi soprattutto «le gravi affermazioni fatte» da Marcello De Angelis, portavoce del presidente della Regione Lazio, cui evidentemente non è concesso di dire che - come decine di politici, amministratori e intellettuali di sinistra - non crede alla colpevolezza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna. «Meloni e il suo governo ancora non hanno detto nulla, devono fare chiarezza», accusa. Cosa dovrebbero dire, non è chiaro, né che c'entrino col salario minimo. Niente di niente, ma è comprensibile che la segretaria Pd voglia alzare più fumo possibile.

Nella riunione online tenuta ieri dai segretari dell'opposizione per decidere la linea da tenere, Calenda ha cercato di rintuzzare i sospetti: «Non si tratta di una trappola, ma se mai di un'occasione per rilanciare la nostra proposta». Il dem Arturo Scotto (che segue per Elly la proposta di salario minimo in Commissione Lavoro) taglia corto: «Si parte dalla nostra proposta. È questo l'oggetto del colloquio, non altro. È l'unico testo in campo». Nessuna apertura a controproposte governative, insomma: Meloni si attenga a quanto è già sul tavolo. «Il metodo - avverte il parlamentare di +Europa Riccardo Magi - deve restare quello parlamentare: la premier non può scambiare il tavolo di venerdì per una riunione delle parti sociali.

La nostra proposta c'è, Meloni sa che è condivisa da una larga parte del suo elettorato: la palla ora è nel suo campo».

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