Politica

Quel Salone partigiano che pratica l'epurazione

di Alessandro Gnocchi

Le sparate di Nicola Lagioia (nella foto) e Christian Raimo sulla presenza al Salone del libro di Torino dell'editore di destra Altaforte hanno prodotto i primi effetti. Disastrosi. Il direttore Lagioia ha espresso rammarico e disagio per una partecipazione, quella di Altaforte, offensiva per la comunità del Salone. Il consulente Raimo è andato oltre compilando una lista d'epurazione che comprende giornalisti (Alessandro Giuli, ad esempio) ed editori (Francesco Giubilei) accusati di «razzismo esplicito». Raimo ha fatto sparire il suo post su Facebook in cui, tra un insulto e l'altro, invocava il ritorno dell'antifascismo militante. Nel frattempo Lucia Borgonzoni, sottosegretario del Mibac, ha emesso un durissimo comunicato contro i vertici del Salone, colpevoli di faziosità inaudita, in attesa di capire quali provvedimenti prendere. Questo Salone ha assunto un significato troppo partigiano per una manifestazione che ha istituzioni pubbliche tra i partner. Come minimo il Salone dovrebbe ufficialmente prendere le distanze da Raimo e porgere le scuse ai diffamati. Gli editori, come Giubilei, partecipano alla manifestazione e hanno pagato una bella cifra per sentirsi dire che il loro stand offende lo spirito di Torino. C'è chi ritiene, anche all'interno del comitato editoriale, che Raimo dovrebbe lasciare l'incarico, cosa che ha fatto in serata. Ma è sotto esame anche e soprattutto Lagioia. Il Salone è sempre stato un salotto dove venivano invitati solo i noti «pensatori» di sinistra. Ma almeno la forma era rispettata. Qualcosa (poco) era cambiato negli ultimi anni della gestione di Ernesto Ferrero. Lagioia ha riportato indietro le lancette dell'orologio. Il Salone è tornato a essere un salotto, quello di Lagioia. La politica per ora ha lasciato fare. Chiunque abbia governato (centrodestra, Lega, 5 Stelle) ha sempre preferito dare in appalto la cultura alla sinistra, così sta buona, contenta di nutrirsi delle briciole di potere. Tanto i soldi veri sono altrove. Il Salone del Libro inizia giovedì prossimo. Si preannunciano, fin dal programma, cinque giorni di antifascismo e «immigrazionismo».

Buon divertimento.

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