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Salviamo Roma non la cancelliera (e i suoi errori)

Salviamo Roma non la cancelliera (e i suoi errori)

Salviamo l'Italia non Angela Merkel. All'apertura del Consiglio Ue di oggi il premier Giuseppe Conte dovrà tener presente questa priorità, o cadremo in trappola ripetendo gli errori degli ultimi quattro anni. Anni segnati dall'accondiscendenza dei nostri governi di fronte all'arroganza dei nostri partner.

La trappola preparata per Conte è pronta e si nasconde dietro la formula dei «movimenti» secondari. A metterla a punto ci ha pensato Angela Merkel. La stessa che ieri non ha esitato a mettere a rischio l'accordo per l'entrata della Lifeline a Malta rifiutandosi di accogliere i trenta o quaranta migranti su 233 spettanti alla Germania. Dietro l'ennesimo rigurgito d'egoismo della Cancelliera si nascondono ottime ragioni. La prima è la paura di vedersi trascinata nella polvere dal ministro degli Interni Horst Seehofer, pronto a far cadere il governo se la Cancelliera non approverà quel suo «masterplan» che prevede il respingimento alla frontiera di tutti migranti già titolari di un richiesta d'asilo in altri paesi. Quel piano cozza con molti regolamenti europei, ma per salvare capra e cavoli - tenere in piedi il governo e offrire una contropartita accettabile al falco della Csu bavarese - la Merkel s'è inventata i movimenti secondari. Grazie a quella formuletta Berlino otterrebbe il via libera per il respingimento verso l'Italia di tutte le decine di migliaia di disperati sgusciati attraverso le maglie larghe di Schengen dopo esser approdati sulle nostre coste.

Acquisirebbe, insomma, il diritto di rispedire in Italia un numero di irregolari ben superiore ai 5.438 richiedenti asilo (migranti regolari) trasferiti in Germania in base alle intese sui ricollocamenti. Così in breve tempo ci ritroveremmo in casa un'altra massa di ingestibili. L'indecente proposta è condita con una serie di promesse sulla disponibilità tedesca ad appoggiare l'Italia nell'apertura di centri di accoglienza in Libia o nel sostenere la totale, ma lunga e complessa, revisione delle regole di Dublino. Non abbocchiamo perché in attesa di veder esaudite le promesse ci ritroveremo a dover gestire già da domani - le file di irregolari ricacciati nel nostro paese. Aldilà dell'evidente fregatura ci sono, però, anche ottimi motivi politici per pretendere anziché concedere. È stata la Merkel nel 2015 a spalancare le porte ai migranti sulla rotta balcanica. Ed è stata lei ad imporci di suddividere tra tutti gli europei i sei miliardi di euro pagati alla Turchia per riparare a quel suo errore. Ed è stata ancora lei a bloccare la proposta italiana di varare stanziamenti anche per fermare i migranti in arrivo dalla Libia.

Perciò sarà meglio preoccuparsi di salvare l'Italia e non una Cancelliera responsabile di molti dei nostri guai.

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