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Salvini fa infuriare gli ex Pci: "Noi gli eredi di Berlinguer"

Il leader della Lega azzarda sul trasferimento in via delle Botteghe Oscure: "Raccogliamo i suoi valori"

Salvini fa infuriare gli ex Pci: "Noi gli eredi di Berlinguer"

Sono solo venti metri di distanza, ma la nuova sede della Lega per Salvini premier in via delle Botteghe Oscure, per anni sinonimo di Pci, fa inevitabilmente discutere. Soprattutto dopo che ieri, ospite dell'Aria che tira, su La7, il leader del Carroccio ha fatto un paragone che non è andato giù agli orfani del Partito Comunista. Spiegando che «i valori di una certa sinistra che fu - quella di Berlinguer: lavoro, fabbriche, operai, insegnanti, agricoltura, artigiani - adesso sono stati raccolti dalla Lega, quindi se il Pd chiude in Botteghe Oscure e la Lega apre, per me è un bel segnale». Apriti cielo. Passano pochi minuti e le reazioni della sinistra arrivano a pioggia. «Chi glielo dice a Salvini che non basta avere la sede del partito in un palazzo di via delle Botteghe Oscure per paragonarsi a Berlinguer? Lui parlava della questione morale, la Lega invece deve restituire 49 milioni sottratti allo Stato. Penoso!», spara su Twitter Laura Boldrini. «Avevo ragione io ad affermare ieri sera che a volte words are very unnecessary... #chesiailcaldo», ironizza il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Si indigna Emanuele Macaluso, deputato e poi senatore per sette legislature con il Pci: «È una vergogna: Berlinguer era comunista, il segretario del Pci, un internazionalista, uno che ha messo in marcia il paese su questioni fondamentali. Non basta avere la sede in via delle Botteghe Oscure per arrivare a dire certe cose. Salvini è uomo della destra estrema». Entra nel dibattito anche il cugino di Enrico Berlinguer, Luigi, ex ministro della Pubblica Istruzione, che sceglie la strada del sarcasmo: «Interessante questa concezione di diritti ereditari legata agli edifici racconta Berlinguer all'Adnkronos - I valori della tradizione comunista non dipendevano certo dalla natura fisica dei muri dove il partito veniva ospitato. La Lega non ha proprio niente da dire se si attacca ai muri». «Quel paragone ringhia poi il deputato Pd Emanuele Fiano fa veramente orrore e pietà». Si indigna persino uno come il senatore Andrea Marcucci, che prima di sbarcare nel Pd era liberare, non comunista («Mai stato un militante del #Pci twitta - ma pensare che #Salvini paragoni la Lega al partito di Berlinguer mi fa indignare»), mentre Bruno Astorre, senatore Pd, attacca: «Ci vuole tanta disperazione per sostenere una simile scemenza. Salvini è alla canna del gas». La prende male anche Anna Rossomando, vicepresidente del Senato in quota Pd, un passato nel Pci: «È la seconda volta in pochi mesi scrive su Twitter - che Salvini parla del Pci e di Berlinguer. Questa volta addirittura ipotizza un passaggio di testimone alla Lega. Lasci perdere. Non conosce i valori, non conosce la storia e il senso delle istituzioni di Berlinguer se lo sogna». Ironico lo scrittore ed ex senatore Pd Gianrico Carofiglio: «Ero preoccupato. Da un po' di tempo Salvini non faceva dichiarazioni all'altezza del suo stile. Oggi sono più tranquillo. Il suddetto ha dichiarato che i valori della sinistra e di Berlinguer sono stati raccolti dalla Lega. Ha aggiunto di essere biondo e con gli occhi azzurri». E se a sinistra è tutta un'alzata di scudi, qualcuno si insinua tra i due litiganti: è il caso di Francesco Berti, deputato pentastellato, che sul paragone di Salvini scherza: «Dice che la Lega vuole essere l'erede del Partito Comunista e di Berlinguer.

Sulla questione morale e lotta alle disuguaglianze hanno ancora molta strada da fare, ma sui fondi russi sono già a buon punto!».

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