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Sanzioni Onu a 6 boss libici del traffico

Sanzioni Onu a 6 boss libici del traffico

Per la prima volta le Nazioni Unite impongono sanzioni ai boss del traffico di migranti dalla Libia. Quasi tutti sono ben noti in Italia come ricercati o perché abbiamo cercato di utilizzarli per ridurre le partenze verso il nostro Paese. Il più famoso è l'etiope Ermias Ghermay, ricercato dalla procura di Palermo dal 2015. Il boss, ora sparito nel nulla, aveva gestito il grosso degli sbarchi in Italia ed è considerato uno dei responsabili del tragico naufragio di Lampedusa del 2013 che è costato la vita a oltre 300 persone. Nella stessa inchiesta della procura di Palermo chiamata Glauco è coinvolto Fitiwi Abdelrazak, pure lui sanzionato dall'Onu. L'eritreo organizzava i trasferimenti dei migranti per Ghermay all'interno della Libia. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha «colpito» con le sanzioni 6 boss del traffico di esseri umani (4 sono libici). Un deterrente proposto dall'Olanda che prevede il congelamento dei beni, soprattutto all'estero, e il divieto di viaggiare. I capi più in vista hanno conti segreti a Dubai e sarebbero anche intestatari di proprietà negli Stati Uniti.

Un altro pezzo grosso sanzionato è Ahmad al-Dabbashi, soprannominato Al Ammu, «lo zio». Ex potente boss della milizia di Sabrata si era accordato, attraverso il governo di Tripoli, con gli italiani per ridurre le partenze verso il nostro Paese. Poi era caduto in disgrazia, ma adesso sarebbe rispuntato sempre in Tripolitania. Tutti i sanzionati hanno operato nella regione a Ovest della capitale libica, come Mus'ab Abu-Qarin, che gestiva il traffico dei migranti dal Sudan e dal Niger per poi passarli alla «zio» a Sabrata.

Abd al-Rahman al-Milad è un altro dei trafficanti libici finiti nel mirino dell'Onu. Adesso destituito, in realtà non avrebbe ancora mollato il controllo della Guardia costiera di Zawiya, hub di partenze dei gommoni a poche decine di chilometri da Tripoli. Al-Bija, il suo nomignolo, è addirittura riuscito ad ottenere una motovedetta italiana e a sfruttare gli accordi con l'Unione europea per la lotta al traffico di esseri umani.

In realtà Al-Bija sarebbe il luogotenente di Mohammed Kachlaf, il capo della milizia libica Suhada al-Nasr che opera a Zawiya garantendo la sicurezza della strategica raffineria.

L'Onu l'ha sanzionato considerandolo «uno dei più influenti responsabili del traffico di migranti in Libia».

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