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Savoini, l'audio del Metropol depositato al Riesame

Da quanto risulta da fonti investigative, l'audio dell'incontro al Metropol di Mosca potrebbe essere stato registrato da una delle persone presenti alla riunione con il proprio telefono

Savoini, l'audio del Metropol depositato al Riesame

Prosegue l'indagine per corruzione internazionale sui presunti fondi russi alla Lega che coinvolge Gianluca Savoini, presidente dell'Associazione Lombardia-Russia, l'avvocato cosentino Gianluca Meranda e il suo collaboratore Francesco Vannucci. I pm di Milano Sergio Spataro e Gaetano Ruta hanno depositato i documenti al Riesame dopo la richiesta di dissequestro avanzate dai difensori dei tre indagati. Al Riesame è stato depositato "il meno possibile", così da non dare grande vantaggio alle difese. Da quanto si apprende è stata depositata la trascrizione dell'audio registrato durante l'incontro all'hotel Metropol del 18 ottobre 2018 al centro dell'inchiesta milanese "e poco altro". Tabulati o altre informazioni più corpose resteranno così fuori dal deposito. L'udienza - vista la pausa estiva - sarà fissata a settembre.

Gli inquirenti sono abbastanza certi che le tre voci degli italiani corrispondano agli indagati, di cui due - Vannucci e Meranda - si sono autodenunciati alla stampa, ancora prima di essere indagati. L'audio dell'incontro con i presunti emissari russi è stato acquisito dai pm tramite un atto impositivo, ovvero la "richiesta di consegna" da un giornalista dell'Espresso, che aveva firmato la prima inchiesta sul settimanale. Le dichiarazioni del cronista sono state acquisite a verbale come testimone dell'incontro, visto che i due giornalisti erano presenti il 18 ottobre, durante il meeting, a debita distanza da coloro che stavano intavolando la trattativa e avevano ascoltato parte dei colloqui.

Da notare che, secondo quantrapelato in queste ore, quando la Procura ha inoltrato ai cronisti dell'Espresso la "lista di consegna", atto che prelude a una perquisizione, i giornalisti hanno consegnato il file Mp3 ma non ne hanno voluto rivelarne la provenienza, invocando il segreto professionale. Chi ha fornito l'audio ai giornalisti del settimane rimane dunque un mistero: da quanto risulta da fonti investigative, la conversazione potrebbe essere stata registrata da una delle persone presenti alla riunione con il proprio telefono cellulare. Un dettaglio che, se confermato, si potrebbe rivelare fondamentale. Qualcuno a quel tavolo aveva l'interesse a registrare tutto e poi a incastrare Gianluca Savoini?

Nel frattempo, i pm lavorano anche sull'identità dei presunti emissari russi presenti all'incontro del Metropol di Mosca, un luogo nel quale, come spiega il vicepresidente di Confindustria Russia, Fabrizio Candoni, "non si porta nemmeno l'amante". Stando a quanto appreso in mattinata però, gli investigatori milanesi hanno delle ipotesi abbastanza precise su tutti e tre i russi. Uno dovrebbe essere un funzionario pubblico russo, o qualcuno che si è presentato come tale, per accreditarsi alla trattativa. Su questo sono in corso indagini che però hanno tempi lunghi. Dalla procura di Milano si lavora anche per inviare in Russia una rogatoria finalizzata ad accertare non solo le circostanze dell'incontro, ma anche gli eventuali precedenti. In base a quanto emerge anche dal file, gli inquirenti sono convinti che i presenti al meeting del Metropol avessero già avuto dei precedenti incontri.

Come aveva spiegato Gian Micalessin su Il Giornale, la stranezza è la precisione con cui i giornalisti dell'Espresso Tizian e Vergine, pur non disponendo di una registrazione che altrimenti avrebbero pubblicato sul sito dell'Espresso già a febbraio, ricostruiscono passo dopo passo le fasi della discussione. Anzi il riepilogo dell'introduzione politica ai colloqui del Metropol svolta da Savoini e offertaci già a febbraio dai due giornalisti sembra la trascrizione esatta di quella ascoltata cinque mesi dopo su Buzzfeed.

Escludendo l'ipotesi che abbiano potuto avvicinarsi così tanto al tavolo da origliare, nota Micalessin, l'unica spiegazione plausibile è che abbiano potuto ascoltare il nastro senza però poterlo trattenere o utilizzare. Come mai? Perché, osserva Micalessin,la presenza dell'intercettazione ambientale avrebbe reso evidente la presenza di un regista con finalità ben diverse da quelle giornalistiche. Probabilmente nei piani dell'invisibile demiurgo le rivelazioni di febbraio dovevano bastare già da sole a sollevare il polverone. O forse chi "indagava" sperava di trovare le prove di una compravendita di kerosene in realtà mai realizzatasi.

E allora per trasformare intercettazioni ambientali "pirata" in vere e proprie prove capaci di sorreggere un'indagine per corruzione internazionale era indispensabile trasformarle in "atto notorio".

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