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Sbarchi, Bruxelles ipocrita: "Dispiaciuti per i morti". Ecco tutte le colpe dell'Ue

La Commissione Ue: "Serve una azione coraggiosa". Ma con Mare Nostrum e Triton sono stati solo fallimenti

Sbarchi, Bruxelles ipocrita: "Dispiaciuti per i morti". Ecco tutte le colpe dell'Ue

Dopo l'ennesima ecatombe al largo della Libia, la commissione Ue si è detta "profondamente frustrata dagli ultimi sviluppi nel Mediterraneo". "È una situazione dura che richiede un’azione decisa", tuona l'esecutivo europeo precisando che il problema va affrontato "alla radice", cioè con i Paesi di origine e transito. Ma a infiammare il problema è stata proprio l'Unione europea che, di fallimento in fallimento, ha messo a punto le fallimentari operazioni Mare Nostrum e Triton. Il risultato di queste due operazioni differenti, nel mandato, nei numeri, nel bilancio e nelle forze impiegate sono una caterva di clandestini a piede libero nel Vecchio Continente e un'intollerabile sfilza di stragi nel Mediterraneo.

L'Europa, con le sue inutili operazioni di salvataggio, finisce di nuovo al centro delle polemiche. La Commissione europea si è limitata a dirsi "profondamente dispiaciuta per i tragici sviluppi di oggi nel Mediterraneo, ma anche" per gli sbarchi dei giorni e delle settimane passate. "La realtà è cruda e le nostre azioni devono quindi essere coraggiose - scrive in una nota - ci sono vite umane a rischio e l’Unione europea nel suo insieme ha l’obbligo morale e umanitario di agire". Nessun mea culpa, insomma, sulle missioni disposte, negli ultimi due anni, nel Canale di Sicilia. L’operazione M;are Nostrum è partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre (366 morti accertati). Due gli obiettivi della missione, che impegnava mezzi di Marina Militare, Guardia costiera, Aeronautica e Guardia di finanza, garantire la salvaguardia della vita in mare, arrestare gli scafisti. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacità ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. Le navi d’altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese. Mare Nostrum si è conclusa il 31 ottobre 2013, accompagnando poi Triton in versione gradualmente ridotta fino alla fine dell’anno. Oltre 160mila i migranti soccorsi durante l’operazione. Gli scafisti consegnati all’autorità giudiziaria sono stati 366.

Il primo novembre 2014 è dunque partita una nuova operazione. Non più italiana, questa volta, ma europea. Triton è stata infatti dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere. Il mandato, in questo caso, come è stato più volte sottolineato dai vertici dell’Agenzia, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che è la mission istituzionale dell’Agenzia. Anche se, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso (Sar). Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un'area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette.

"L’Unione europea deve ’rafforzare il numero di navi nell’operazione Triton, un nome forse che non è adattò - commenta il presidente francese, Francois Hollande - serve una lotta molto più intensa al traffico. Chi mette le persone su queste navi sono dei trafficanti, ma anche terroristi. Sanno che sono delle carrette e che la gente morirà in alto mare. Eppure li mettono a questo rischio".

Anche la portavoce di Frontex, Ewa Moncure, ammette i limiti dell’operazione di pattugliamento: "Al momento facciamo quello che possiamo con i mezzi a disposizione".

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