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"Sbloccare le costruzioni è imperativo ma il vero punto debole è la burocrazia"

Il costruttore Caltagirone: "Il problema è l'incompetenza di alcuni nostri governanti"

"Sbloccare le costruzioni è imperativo ma il vero punto debole è la burocrazia"

Roma - Francesco Bellavista Caltagirone, appartenente a un ramo dei Caltagirone, ha una vita da costruttore e da manager delle infrastrutture turistiche alle spalle. Il suo sogno di dotare l'Italia di una rete di porti turistici all'altezza, da Catania a Civitavecchia, da Siracusa a Fiumicino si è infranta anche a causa di una vicenda giudiziaria diventata emblematica - quella del Porto di Imperia - per la quale dopo una lunga odissea giudiziaria con relativa custodia cautelare ne è uscito assolto perché il fatto non sussiste.

Ingegner Caltagirone, le costruzioni sono da sempre il volano dell'economia. Il governo cerca con il decreto «Sblocca cantieri» di fare uscire il settore da una lunga crisi. Lei intravede misure interessanti?

«Sbloccare le costruzioni significa sbloccare l'Italia, questo deve essere chiaro. Da tanti anni sento parlare di snellire le procedure. È chiaro che il vero punto debole è la burocrazia. Se non si semplifica e non si guarisce questo male lontano e atavico non c'è speranza di ripresa, perché questa è la madre di tutte le corruzioni».

Lei ha lavorato in tutto il mondo. Qual è la differenza più grande che ha riscontrato rispetto al contesto italiano?

«La possibilità di muoversi in un contesto normativo semplice e chiaro. Per poter lavorare con serenità non devono esserci norme interpretabili, bisogna cancellare le zone grigie. Questo è ciò che avviene ad esempio negli Stati Uniti che è la patria della semplificazione. Ma è anche diverso lavorare in alcune regioni del Nord dove si è cercato di semplificare e non solo nelle costruzioni rispetto ad altre zone del paese».

Perché oggi i grandi gruppi delle costruzioni sono in crisi o commissariati?

«Hanno dovuto fare i conti con la crisi più forte dal 1929, sono 10 anni che non si fanno infrastrutture in Italia e i grandi cantieri sono fermi. I treni veloci sono stati un successo straordinario, è stata conclusa la Salerno-Reggio Calabria, ma se non ci sono grandi opere, i grandi gruppi vanno in crisi. Inoltre sono i più esposti perché muovendo grandi cifre fanno scattare grandi appetiti».

Lei ha vissuto una odissea giudiziaria poi conclusa con una assoluzione.

«Sono stato assolto cinque volte perché il fatto non sussiste, quindi con la formula più ampia. Il risultato è che il Porto di Imperia è concluso nella parte a mare è incompiuto nella parte a terra. Ho subito l'iniziativa di un pm, ma ho anche assistito a un processo condotto in maniera impeccabile. Perché è accaduto tutto questo? Perché il pm si è trovato davanti a forme di burocrazia così complesse che non gli hanno consentito di capire bene come si erano sviluppati i fatti. Insomma ho visto le ombre, ma anche la serietà del nostro sistema giudiziario».

Lei ha una amicizia di vecchia data con Donald Trump. L'Italia firmando il memorandum sulla Via della Seta lo ha fatto arrabbiare. Il governo ha fatto bene o male a guardare a Est invece che a Ovest?

«La premessa è che la materia l'avrebbe dovuta trattare l'Europa, ma visto che l'Europa non c'è ogni Stato procede per sé. Forse deluderò il mio amico Trump, ma ritengo che l'Italia abbia fatto bene a guardare ai propri interessi. Perché tanto o cerchiamo di governare questo fenomeno o il ruolo della Cina in Europa crescerà comunque. E allora dobbiamo approfittarne e massimizzare i vantaggi. Piuttosto avremmo dovuto farlo prima. Basti pensare che la Cina ha investito 65 miliardi in Gran Bretagna lo scorso anno».

Non la preoccupa questo strapotere cinese?

«Mi preoccupa sul fronte del controllo delle nostre informazioni sensibili. Ma al di là di questo il problema è l'incompetenza di alcuni nostri governanti. Non me ne importa nulla del limite dei due mandati.

In politica servono professionisti competenti a difesa dei nostri interessi».

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