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E ora i giallorossi sono d'accordo per modificare la legge elettorale

Le trattative giallorosse si sbloccano, i due alleati convergono sulle linee programmatiche e sulla modifica della legge elettorale in chiave anti-Salvini

E ora i giallorossi sono d'accordo per modificare la legge elettorale

La strana alleanza dei giallorossi inizia a definire la piattaforma programmatica su cui poggerà. Dopo giorni passati a discutere (e litigare) su incarichi e poltrone, i due alleati hanno finalmente deciso di passare ad argomenti di maggior interesse per il Paese. Provvidenziale allo sblocco della trattativa è stato il passo indietro di Luigi Di Maio, che ha rinunciato alla poltrona di vicepremier, a patto che non andasse neppure al Partito Democratico.

Archiviato il vecchio schema di governo si passa alle novità. Salario minimo, taglio del cuneo fiscale e il via libera a proseguire l'iter di riforma costituzionale per tagliare il numero dei parlamentari e dei regolamenti. E non solo. La vera notizia, arrivata al termine dell'incontro dei capigruppo dei due schieramenti con il premier Conte, è la riforma della legge elettorale in chiave proporzionale, necessaria per procedere al dimezzamento della rappresentanza di Camera e Senato. Ma il ritorno al proporzionale puro è anche un modo per depotenziare la Lega di Matteo Salvini, che così non potrebbe più aspirare a governare da sola. Rimangono poi dei punti da limare, soprattutto per quanto riguarda la "svolta" da imprimere alle politiche migratorie sin qui adottate. Che ne sarà dei decreti sicurezza? Di sicuro c'è solo che sono stati fatti dei "passi in avanti" nell'ottica del superamento dei due provvedimenti di marca leghista, in linea con le osservazioni sollevate a suo tempo dal capo dello Stato Sergio Mattarella.

Passando alle tappe future, in serata si potrebbe tornare a discutere di incarichi in un incontro tra i big giallorossi. In particolare sul nome del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che affiancherà Giuseppe Conte a palazzo Chigi. L'ipotesi è che sarà indicato dal Pd, ma non è escluso che la scelta venga effettuata direttamente del premier incaricato, che ha già nominato l'attuale segretario generale, Roberto Chieppa. Sul rebus delle nomine "l'avvocato del popolo" non si sbottona e spiega di volere "persone che abbiano elevata competenza, buona capacità organizzativa, un'adeguata qualificazione politica".

Rimane da sbrogliare la matassa sui ministeri di peso, che fanno gola ad entrambi gli schieramenti, mentre Interni ed Economia dovrebbero andare a dei tecnici.

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