Cronache

A scappare da Alassio ora sono i clandestini

L'ordinanza del sindaco Canepa che impone agli extracomunitari di avere un certificato sanitario ha liberato il borgo dai vu' cumprà

A scappare da Alassio ora sono i clandestini

Nostro inviato ad Alassio

Spariti. Il sindaco Enzo Canepa dirama il bollettino della vittoria. Dieci giorni di guerra sono stati sufficienti. Il budello è libero. I clandestini si sono volatilizzati. «La notizia che avevo firmato un'ordinanza si è sparsa fra di loro in un baleno e ora girano alla larga». Loro sono i clandestini, anzi, più correttamente, i senza fissa dimora. Con il pantano italiano, la frontiera di Ventimiglia chiusa e i francesi sul piede di guerra, il primo cittadino ha fatto i suoi calcoli: «Il turismo è la spina dorsale della nostra economia. Ma qui la situazione rischiava di degenerare: arrivavano notizie allarmanti, segnalazioni di casi di scabbia fra Bordighera e Milano. Sa cosa vuol dire questo per Alassio?»

Il sindaco si prende una pausa, quasi a rimarcare l'importanza decisiva del tema, poi conclude: «Una diagnosi di scabbia su queste spiagge metterebbe in fuga le famiglie con bambini che qui passano l'estate e comprometterebbe la stagione». Meglio prevenire.

Cosi il primo luglio è stato confezionato il provvedimento che non è rivolto direttamente ai clandestini ma alle persone senza fissa dimora provenienti da Africa, Asia, America Latina. Il vigile si avvicina e chiede, nientemeno, il certificato sanitario. Quello che esclude malattie e infezioni varie. «Naturalmente non ce l'hanno, afferma soddisfatto il primo cittadino che sembra voler dire: «Ho scoperto l'uovo di Colombo». Basta la richiesta di un pezzo di carta per scatenare il fuggi fuggi. Anzi, basta l'idea che lo possano chiedere: «Per ora –ammette Canepa – nemmeno uno straniero è stato sanzionato e allontanato dal territorio comunale. Scappano. Anzi, se devo dirla tutta, devono aver capito che qui non è più aria e si sistemano altrove». Per la giunta di centrodestra appena insediata in Regione, a Genova, Alassio diventa una bandiera da sventolare. Il budello, la via che taglia il centro storico ed è un concentrato di negozi ed esercizi commerciali, non è più frequentato dai disperati che prima chiedevano l'elemosina agitando un cappellino da baseball. Ma questo non vuol dire che la cittadina abbia vinto la sua battaglia contro l'illegalità. Basta spostarsi di pochi metri, per scoprire che il fronte passa sulla sabbia. Fra gli ombrelloni. Con l'eterna partita a guardie e ladri fra polizia e abusivi. Il problema è che gli ambulanti, i vu' cumprà, una casa da qualche parte ce l'hanno. Non sono clandestini. E sono pure fuori dal perimetro dell'ordinanza. Però non sfuggono ai controlli: «Nelle ultime 48 ore abbiamo effettuato molti sequestri di merce contraffatta- insiste Canepa - Pensi che nel quartiere di Borgo Coscia abbiamo trovato due depositi di materiale taroccato. Il primo era un albergo abbandonato, il secondo l'appartamento di una signora che non viene mai ad Alassio».

Il sindaco e i vigili fanno quello che possono. Nella più classica babele italiana, spruzzata di buonismo. Basti dire che il procuratore della repubblica di Savona Francantonio Granero ha scritto una circolare in cui vieta il termine extracomunitario perché degradante. Insomma, il magistrato e il sindaco parlano due lingue diverse.

E questa confusione è una benedizione per chi vive oltre il confine della legge.

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