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Scatta la gara a denunciare censure. E lo scrittore insiste: Meloni come Orbán

La stampa estera si accoda ai deliri dell'opposizione: "Italia nella deriva Ungheria"

Scatta la gara a denunciare censure. E lo scrittore insiste: Meloni come Orbán

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Scatta la gara a denunciare censure. E lo scrittore insiste: Meloni come Orbán

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Parole in libertà. Quelle dei corrispondenti dei grandi giornali esteri che ora, suggestionati dal caso Scurati, descrivono un Italia che non è una dittatura, ma sta scivolando sulla china di una democrazia autoritaria, alla Orban. Lo scrive Le Monde, ma cannonate pesanti arrivano anche da El Paìs, dal Guardian e da altri strumenti d'informazione. E questo mentre nel nostro Paese si assiste ad una sorta di epidemia di censura: la scrittrice Nadia Terranova afferma che anche un suo monologo, pensato per il programma Rai Chesarà, è stato bloccato. E la giovanissima ma già titolata Jennifer Guerra spiega a sua volta di essere sparita dai palinsesti «bortoniani».

Insomma, «Tele Meloni» sarebbe all'opera, nel tentativo di normalizzare e omologare il Paese anche se, francamente, scorrendo il telecomando al di là dei canali di Stato, la percezione che si ha è esattamente l'opposto: molti programmi e grappoli di giornalisti sono legittimamente contro il governo e le sue politiche. Le Monde dunque dà voce a Scurati e lo scrittore dipinge un quadro raccapricciante: «Questo governo continua a voler riscrivere la storia e a imporre la sua egemonia sul Paese con la forza e la leva politica». Segue un passaggio molto forte che il quotidiano francese fa proprio: «Questa vicenda rivela che la sua concezione del potere non è esattamente dittatoriale, ma è effettivamente autoritaria, mirando a stabilire una democrazia illiberale che è le negazione della vera democrazia».

Allarmi su allarmi vengono lanciati dai giornali di lingua inglese, francese, spagnola e via elencando. Si schiera fra gli altri El Pais: «Non è la prima volta che l'indipendenza della tv pubblica viene messa in discussione durante il mandato di Giorgia Meloni». Ed altrettanto tranchant sono Guardian e Variety.

La Vanguardia di Barcellona cita la segretaria della Federazione nazionale della stampa italiana Alessandra Costante che ha detto: «Ci stiamo avvicinando a passi da gigante all'Ungheria».

Insomma, la grande stampa estera fa da megafono alle opposizioni e racconta un'Italia che si fatica a rintracciare. Intanto, Nadia Terranova, nella cinquina dello Strega nel 2019, si proclama vittima della censura in un'intervista al Manifesto: il solito Chesarà condotto da Serena Bortone le aveva chiesto un monologo sui poliziotti manganellatori di Pisa. Ma poi deve essere successo qualcosa: «L'ho fatto, ma il testo non è stato ritenuto adatto alla puntata».

L'ultima a dirsi imbavagliata e Jennifer Guerra. Che ha dialogato, il giorno prima della messa in onda, con un'autrice bortoniana cui ha spiegato le politiche antifemministe della Meloni e le incursioni sui diritti rispetto all'aborto. Così la sua partecipazione è stata cancellata.

E pure lei sfila nel corteo delle vittime.

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