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Le scelte dei big per i seggi a Bruxelles: ecco chi può entrare (o saltare) in extremis

Chi è stato eletto in più circoscrizioni dovrà optare. Le tre poltrone del post-Brexit

Le scelte dei big per i seggi a Bruxelles: ecco chi può entrare (o saltare) in extremis

Milano E adesso arriva il momento dei fatti: chi arriva davvero al Parlamento europeo, almeno in attesa della certificazione definitiva della Corte d'Appello. Se per qualcuno l'elezione è già certa, anche se non ufficiale, c'è da definire la sorte di chi correva dietro i big: Berlusconi, Meloni e Salvini. Silvio Berlusconi, il più votato di coloro che siederanno all'Europarlamento con oltre 500mila preferenze, dovrà decidere per quale circoscrizione optare.

Due i seggi conquistati al Centro, dove era capolista e anima della campagna elettorale Antonio Tajani: oltre al numero due del partito, ce l'ha fatta Salvatore De Meo. Nel Nord Est è passato Herbert Dorfmann della Südtiroler Volkspartei, alleato con Forza Italia e tutelato dalle norme sulle minoranze linguistiche. Un sacrificio previsto: anche se Svp ha preso meno voti di FI, non è stata sufficiente la buona corsa di Irene Pivetti.

Forza Italia avrà rappresentanti in tutte le circoscrizioni. A rendere meno difficile l'eventuale scelta del Cav tra il Nord Ovest e il Sud, che hanno entrambi eletto due europarlamentari, c'è l'effetto Brexit. Quando l'uscita dell'Inghilterra dall'Europarlamento sarà effettiva, il numero di europarlamentari italiani crescerà da 73 a 76 e il napoletano Fulvio Martusciello (arrivato dopo Aldo Patriciello) potrebbe già essere uno dei tre tecnicamente eletti (insieme al leghista Matteo Adinolfi e all'esponente di Fdi Sergio Berlato). E anche se la Brexit ci ha abituato a esiti e lungaggini imprevedibili, le circoscrizioni Nord-Est, Centro e Sud hanno guadagnato ciascuna un europarlamentare da incassare al momento opportuno. Ma nel calcolo dei resti non è ancora chiaro dove e a chi saranno attribuiti.

Se Berlusconi non opterà per il Nord Ovest (dove si trova la sua Milano), torneranno a Strasburgo Massimiliano Salini e l'unica donna azzurra eletta, Lara Comi, vicepresidente del gruppo Ppe, indagata proprio nel bel mezzo della campagna elettorale nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria sulle tangenti che ha colpito la Regione Lombardia e difesa dall'intero partito in nome del garantismo da sempre sfoggiato dagli azzurri.

Nelle Isole è stato eletto Giuseppe Milazzo, capogruppo dei deputati di Fi all'Assemblea regionale siciliana. Non ce l'ha fatta Saverio Romano, nonostante i 75mila voti: nell'area di Maurizio Lupi sono rimasti esclusi nelle varie circoscrizioni anche Mauro Parolini, Valentina Castaldini e l'udc Lorenzo Cesa ma in complesso per FI hanno collezionato circa 150mila preferenze.

Matteo Salvini naturalmente sceglierà di restare ministro, lasciando scalare i suoi. Giorgia Meloni negli ultimi giorni aveva detto che avrebbe lasciato decidere al partito: Roma o Bruxelles? Ma Montecitorio la chiama e possono respirare i secondi eletti di FdI, a partire dall'ex azzurro Raffaele Fitto al Sud. Ce l'ha fatta nel Nord Ovest Carlo Fidanza, dove gli eletti sono stati due e Pietro Fiocchi ha superato l'esule di Forza Italia Stefano Maullu.

Nel Pd Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa eletto sia nelle Isole che al Centro, opterà probabilmente per l'isola simbolo dei migranti. Al Centro entrerebbe così l'eurodeputato Roberto Gualtieri, primo dei non eletti: ha sostenuto a testa bassa in campagna elettorale il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Nel Pd è fonte di dibattito la disfida tra Carlo Calenda e Giuliano Pisapia, vinta dall'ex ministro dello Sviluppo economico. E non solo in valori assoluti, per numero di preferenze, perché l'estensore di «Siamo europei» ha sconfitto l'ex sindaco di Milano nonostante il parterre di voti del Pd nel Nord Est fosse più ristretto che nel Nord Ovest.

Battaglie interne destinate a segnare anche il futuro.

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