Cronache

Se adesso sono le aziende a chiedere la Caritas

Se adesso sono le aziende a chiedere la Caritas

L'allarme suona come una campana a morte, la morte delle piccole imprese, la morte del lavoro in piccolo che ha sempre fatto grande l'Italia. L'allarme è della Caritas: a chiedere il nostro aiuto, denunciano, non sono solo quelli che hanno perso il posto di lavoro, padri messi in ginocchio dai divorzi, persone che non hanno più niente, quelli che non sono più in grado di pagare la bolletta della luce, l'affitto di casa o far fronte ad una spesa imprevista. A bussare alla porta delle parrocchie ci sono anche le aziende, che la crisi ha portato all'affanno e all'angoscia, aziende che non riescono più ad accedere ai canali di finanziamento bancario, che cercano la strada della sopravvivenza nel microcredito, nella parrocchia all'angolo, dal prete di famiglia. Una realtà che ha trovato impreparata la Caritas, che pure ne ha viste, e ne vede, di tutti i colori. A chiedere la caritas sono piccoli commercianti, titolari di aziende a conduzione familiare che di fronte alla prospettiva di chiudere rivolgono le loro preghiere all'organismo pastorale della Cei, sperando nel miracolo. A mandarli lì le stesse associazioni di categoria, impotenti quanti loro.

Spiegano quelli della Caritas alla Nazione, il quotidiano che ha sollevato il caso: «Facciano una prima valutazione della situazione attraverso i consulenti commerciali volontari che collaborano con noi per capire se la situazione di crisi possa essere superata con soluzioni ponte. A quel punto, se ci sono i presupposti, proponiamo alla banca la nostra garanzia. Un tempo riuscivamo a farlo con tutti gli istituti bancari, poi è rimasta, la sola Banca Intesa San Paolo, con l'intervento della Cei, che peraltro ha da poco sospeso anch'essa questo tipo di intervento. Finché è stato possibile abbiamo risolto vari casi: cerchiamo di dare risposte con gli strumenti che abbiamo». I numeri del resto mettono paura: delle 235.985 piccole imprese nate solo cinque anni fa ne sono rimaste vive 147.801. Hanno chiuso cioè 88.184 aziende, il 37,4%. Secondo Truenumbers l'Emilia Romagna è la regione con il maggior numero di sconfitte imprenditoriali. Il coraggio si paga.

Ma non è solo questo. Nelle imprese sono i dettagli a fare la differenza, spese mal controllate, piccoli prestiti che si fatica a restituire. Il tempo delle vacche grasse è finito, dicono alla Caritas. Rendiamo grazie a Dio.

Ma anche alle parrocchie.

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