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Se anche il passero solitario ha smesso di volare

Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. I passeri non ci sono più. Non ce ne siamo accorti, non ricordiamo bene il momento preciso della loro sparizione, distratti come siamo da problemi più complicati. Anche i pettirossi sono scomparsi. Questi uccellini gentili erano più rari, e però ricordiamo tutti la sorpresa di quando trent'anni fa potevamo sorprenderne uno sul davanzale, vederlo zampettare sulla neve dove avevamo lasciato delle briciole di pane e lo guardavamo prudenti con i bambini in braccio.

Di passerotti erano pieni i nostri occhi, al punto da non farci caso. Non parlo delle profonde campagne silenziose, lì senz'altro svolazzano ancora e stanno sui rami a cinguettare. Ma nelle grandi città e anche nei paesi intorno non si avverte più la loro presenza così discreta che ci faceva (...)

(...) compagnia senza che ce ne accorgessimo.

Sarebbero un ricordo, abbastanza straziante, del passato, se ce ne accorgessimo. Si andava con la carabina ad aria compressa e si cercava invano (adesso dico: per fortuna) di fulminarne uno con un piombino.

Questo fenomeno - ne parlano i testi degli esperti - dura da decenni, ma negli ultimissimi anni è stato tremendo. Pier Paolo Pasolini quarant'anni fa descrisse la scomparsa delle lucciole e poi il loro ritorno. Ma le lucciole erano attese ed era una giostra stupenda di chiarore: esse brillano, si esibiscono. Quando sparirono ce ne accorgemmo. E la colpa era evidente: l'inquinamento, eccetera. I passeri no. Se ne sono andati senza un lamento, senza spegnere le luci. Sono morti, si sono quasi estinti.

In famiglia ce ne siamo accorti perché, per nostalgia, abbiamo costruito sul balcone una casetta. Siamo alle soglie della campagna, e abbiamo fatto le cose per bene, come dicono le istruzioni della Lipu, la benemerita Lega italiana per la protezione degli uccelli. Avevamo fatto la medesima cosa vent'anni fa: non erano passati che cinque minuti ed era un via vai prima prudente e poi fiducioso di uccellini. Adesso il deserto. Svolazzano solo le cornacchie, gridano craa-craa .

Ho controllato su internet. Il fatto è risaputo e persino studiato. C'è stato un convegno a Londra con 37 studiosi provenienti da otto Paesi. Danno la colpa al crescere delle zone urbanizzate, e fin qui non occorre una gran fantasia. Altri invece sostengono sia colpa della benzina verde, mentre il gasolio non fa male a questi pennuti. Non mi si chieda il perché. Comunque è ufficiale. Negli ultimi decenni la popolazione mondiale dei passeri si è dimezzata. Un dato allarmante che ha portato nei primi anni '90 a includere questi piccoli uccellini nell'elenco delle specie a rischio. Ma non se ne parla. Oggi sulle prime pagine è apparsa la fosca previsione che nel 2050 non ci saranno più le tigri del Bengala, e forse la balena e il rinoceronte. Sono costernato. A me spiace più per il passero che non popola più i rami sotto casa e non contende più il cielo alle rondini.

In Italia un censimento è stato fatto alcuni anni fa nella città di Livorno e Marco Dinetti della Lipu ha potuto dimostrare una diminuzione del 53,6 per cento rispetto a 12 anni fa. Ma era circa dieci anni fa. Ci dev'essere stata una progressione geometrica.

I passeri non sono specie nobili, al massimo arrivano alla cronaca locale, somigliano un po' al ceto medio. Così il 18 agosto scorso il Gazzettino ha ospitato nelle pagine interne questo titolo: «Passerotti spariti a Venezia: sono il pasto prediletto dei gabbiani». A Venezia li chiamano seghette. Il padrone di un bar ha detto che non ne ha più avvistato uno dal marzo precedente. Saltavano allegri sulle sedie, cinguettavano tra le briciolette. I gabbiani li hanno divorati. In piazza San Marco, spariti. Anche a Roma se li sono contesi questi giganteschi pennuti importati dall'America che sono grandi come gli sciuscià di De Sica e in piazza passeggiano come turisti. A Milano, ma anche in Brianza, sono arrivate da un paio di decenni le cornacchie. Hanno razziato i nidi. Fanno il loro lavoro. Niente da dire. Sono intelligentissime: le vorrei un po' più stupide.

Ci sono poi le barriere fono-protettive ai bordi delle autostrade: giovano alla salute della nostra specie ma vi si schiantano, secondo la Lipu, tre milioni e 750mila passeri all'anno.

Pasolini ricavò dalla sparizione delle lucciole l'idea del genocidio culturale del nostro popolo. Ho riletto i suoi articoli, così famosi, e ne ho copiato persino delle frasi: ma non oso andare più in là di una morale molto semplice. La prima cosa che questa storia ci chiede è di aprire gli occhi e tendere gli orecchi. Di guardare oltre i vetri delle nostre finestre e provare a vedere e ascoltare. Non esiste solo ciò che appare sul tablet e oltre lo schermo del televisore. Se qualche volta ci disconnettessimo e ci togliessimo la cuffia sentiremmo che non si ode più alcun uccello far festa.

Ma solo cornacchie.

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