Politica

Se Bersani cita Craxi per attaccare Renzi

Bersani ha completato lo sdoganamento della tanto deprecata Prima Repubblica

Se Bersani cita Craxi per attaccare Renzi

“Sei furbo come un cervo!”, “Semmai come una volpe!”, “La volpe ‘un c’ha miha le corna!”. Ci sarebbe da tirare fuori il fulminante dialogo tra Ugo Tognazzi e Renzo Montagnani, rispettivamente il conte Mascetti e il barista Necchi di “Amici miei atto secondo”. La volpe, animale mitico, non è la prima volta che fa capolino nel dibattito politico. Oggi uno dei leader in pectore dell’opposizione Pd, Pierluigi Bersani, l’uomo della corsa all’indietro alle elezioni politiche del 2013 che di fatto spianò la strada a Matteo Renzi, ha detto: “A tutto c’è un limite… voglio ricordare che le volpi finiscono in pellicceria”.

Il segretario di Bettola ce l’aveva con quello di Rignano e si è arrabbiato assai sull’Italicum davanti ai suoi fedelissimi riuniti a Montecitorio. A Bersani non piace il tira-e-molla di Renzi sul nuovo sistema elettorale. Al di là della contingenza politica, Bersani ha completato lo sdoganamento della tanto deprecata Prima Repubblica. Infatti la frase sulle volpi in pellicceria la pronunciò Bettino Craxi un’era politico-geologica fa. “Andreotti è ineffabile, gelido, multiforme. È una volpe, ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”: lo studio romano del Divo Giulio si trovava in piazza Lucina, nei locali dove sorgeva una storica pellicceria della Capitale. Da qui la battuta al vetriolo del leader socialista. Andreotti-Craxi, uno dei rapporti più complicati della vicenda politica italiana. Dal sequestro Moro (la fermezza democristiana contro la trattativa socialista) fino all’estremo sacrificio, lo scontro per eleggere il presidente della Repubblica nel 1992. I mille chili di tritolo che sterminano il giudice Giovanni Falcone, la moglie e cinque agenti di scorta pongono fine alle strategie del Caf (l’alleanza tra Craxi, Andreotti e Arnaldo Forlani) e aprono le porte del Quirinale a Oscar Luigi Scalfaro, che accelererà i processi disgregativi di Tangentopoli nei confronti della Dc e del Psi. Arriviamo alla Seconda Repubblica, correva l’anno 2010. Silvio Berlusconi è saldamente a Palazzo Chigi, ma infuria tra la fine del 2009 e i primi mesi dell’anno successivo la polemica sugli scandali degli appalti durante la gestione di Guido Bertolaso alla Protezione Civile. L’1 febbraio vengono arrestati Mirko Pennisi, consigliere comunale del PdL a Milano, e Renzo Masoero, presidente della provincia di Vercelli sempre PdL. Concussione e corruzione i reati contestati. Il Cavaliere sbotta: “Piccole volpi colte a rubare nel pollaio”. In realtà quel 2010 segna, con la vittoria alle elezioni regionali di aprile, lo zenith del potere berlusconiano. Dopo sarà solo un lungo addio, culminato con le dimissioni di Berlusconi da presidente del Consiglio il 12 novembre 2011. La volpe ritorna, che ci sia l’uva o meno. Perché è un animale troppo rappresentativo per non entrare in una politica che per la sua simbologia ha già svaligiato la botanica, rimanendo solo con lo zoo.

Tornando alla Prima Repubblica, cosa rispose Andreotti a Craxi sulle volpi in pellicceria? “In pellicceria ci finiscono le volpi morte. Io sono ancora vivo” (secondo altri “Alla fine in pellicceria ci è finito Craxi”) La caccia alla volpe continua…

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