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Se c'è sempre qualcosa di più colpevole dell'islam

Dal presidente americano alla Mogherini, tutti pronti a sminuire il pericolo per difendere i fedeli di Allah. In nome del quale si sterminano gli innocenti

Se c'è sempre qualcosa di più colpevole dell'islam

Come siamo ingenui. Noi pensiamo, in buona fede, che il problema dei problemi, di questi tempi, sia difendere lo stile di vita occidentale, pieno di difetti, per carità, ma capace di garantire quel poco di libertà che ci consente, nei limiti del possibile, di cercare la felicità. Sfogliando i giornali, noi ingenui, abbiamo creduto che la minaccia provenisse dal fondamentalismo islamico e da una immigrazione di massa che potrebbe finire con lo snaturare i nostri valori. Tutto sbagliato.

Ieri il presidente Barack Obama ha tenuto, a Washington, il suo ultimo discorso sullo Stato dell'unione prima di abbandonare la carica. Tra le altre cose, Obama ha denunciato l'Isis, affermando che si tratta di un pericolo reale ma «non mortale per l'esistenza degli Usa» e negando che i fondamentalisti siano rappresentativi «di una delle più grandi religioni al mondo». Non a caso, in questo passaggio l'islam non è stato nominato. Poi ha riservato un affondo al candidato repubblicano Donald Trump, mai citato apertamente: «Quando i politici insultano i musulmani questo non ci rende più sicuri. È solo sbagliato, ci sminuisce agli occhi del mondo e rende più difficile raggiungere i nostri obiettivi. E tradisce quello che siamo come Paese». Secondo Obama, un nuovo razzismo è alle porte: «Con l'aumentare delle frustrazioni, si leveranno voci che esorteranno a tornare alle tribù, ad usare come capri espiatori cittadini dall'aspetto diverso dal nostro, o che non pregano come noi, o che non votano come noi o che non hanno lo stesso nostro background». Le idee di Trump sull'immigrazione musulmana possono piacere o disgustare, e le parole di Obama contengono anche verità nobili e incontestabili: gli Stati Uniti nacquero per garantire la libertà di ogni culto e metterla al riparo dallo Stato. Resta il fatto che il popolare magnate non si direbbe pericoloso come i killer dell'Isis.

Gli americani, quando vogliono, possono rispedire Trump a farsi gli affari suoi. Anche le interpretazioni dei fatti di Colonia, l'incredibile notte di Capodanno con stupri e palpeggiamenti inflitti alle donne da squadracce di immigrati di origine araba, ha provocato un singolare effetto. Dopo una ondata di tardiva indignazione, sono spuntate le prime reazioni «minimizzanti». Ieri l'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza europea, Federica Mogherini, nel corso di un'intervista rilasciata a la Repubblica ha commentato con queste parole: «La violenza sulle donne non è un fenomeno nato a Colonia il 31 dicembre. Vorrei ricordare che la violenza sulle donne fa una vittima al giorno anche in Paesi dell'Unione europea. La condanna per la violenza sulle donne a Colonia è totale. Ma non esiste una singola cultura cui si possa attribuire questo fenomeno». Questo è divagare per nascondere la realtà. È evidente che siamo di fronte a un attacco culturale grave, dal punto di vista simbolico, quanto l'attentato a Charlie Hebdo. A Parigi venne messa in discussione la libertà d'espressione, a Colonia la libertà delle donne di vestirsi e vivere come pare loro. Il maschilismo in generale c'entra come il proverbiale cavolo a merenda: gli aggressori hanno fornito l'esempio di una cultura (quella musulmana) in cui la donna è sottomessa.

L'incapacità di chiamare le cose col loro nome, la volontà di fingere che stia accadendo nulla, la reticenza di fronte a crimini in cui ci sono di mezzo gli immigrati: tutto questo non è certo una novità. Abbiamo iniziato a familiarizzare con l'ipocrisia politicamente corretta all'indomani dell'11 settembre, quando gli attentati divennero un referendum sugli Stati Uniti. Si disse che gli «imperialisti» avevano raccolto quanto seminato durante una cinica caccia al petrolio. Ci fu spiegato che i kamikaze erano e sono mossi dalla povertà e che la religione in sé non c'entra. Oggi si nega contro ogni evidenza fornita dalla cronaca il legame tra l'immigrazione incontrollata e il terrorismo. Secondo i fan del multiculturalismo al centro di ogni nefandezza c'è l'Occidente colonialista, predatore, razzista.

Siamo noi i veri colpevoli. Ma allora perché gli assassini, prima di sterminare gli innocenti, invocano Allah?

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