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Se l'Europa dà al medico il potere di vita e di morte

La fotografia che arriva dall'ospedale di Reims mostra due genitori anziani, con un lieve sorriso, e un giovane con la barba scarmigliata, deposto nel letto, gli occhi rivolti alla madre, la quale gli porge un mazzo di fiori. Si chiama Vincent Lambert e ha 39 anni, e la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ieri, con 12 voti contro 5, ha stabilito che la la sua vita è in mano ai medici dell'ospedale. Tocca ad essi decidere se lasciare morire Vincent di fame e di sete.

Si chiama Vincente Lambert ma è della stessa famiglia di sangue e di destino di Terry Schindler Schiavo e di Eluana Englaro, che sono sue sorelle in questa sorte.

A dire il vero una differenza c'è. Lambert non è perfettamente in coma, non è insomma in una specie di sonno misterioso, ma qualcosa percepisce. Non è in fin di vita, ma è una persona handicappata. Per la Corte, far morire Vincent «non viola il diritto alla vita iscritto nell'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo».

Nel 2008, a causa di un incidente d'auto, Vincent è andato e venuto dall'incoscienza alla coscienza. Attualmente è in stato di coscienza minima avendo subito danni al cervello irreversibili. Non c'è da staccare nessuna spina: respira in modo autonomo, risponde agli stimoli. Nel 2013, la moglie Rachel ha fatto interrompere l'alimentazione al marito, come fece nel 2005 il marito di Terry Schindler in America. Quando i genitori, per caso, lo capirono, ordinarono ai medici di ricominciare a nutrirlo. Contenzioso coi medici, con la moglie, con lo Stato. I genitori e due fratelli di Vincent chiedono di poterlo curare. Niente da fare. Prima il Consiglio di Stato francese e ora la Corte dei diritti umani hanno stabilito che contano di più i medici dei genitori. Conta più la loro sentenza di qualsiasi altra considerazione piuttosto antica, ma che qualcuno si ostina a considerare prevalente, ad esempio l'amore, oppure semplicemente la ragione, che stabilisce il nostro dovere di soccorrere chi ha fame e ha sete, e non c'è scritto che deve essere una macchina funzionante, perché gli uomini non sono macchine, anche se hanno qualche cilindro guasto.

Oriana Fallaci ha dettato parole definitive, a mio giudizio, sulla vicenda di Terry Schindler, che lei non chiamava Schiavo poiché era il nome del «marito Barbablù». Vale oltre Terry, oltre Eluana, e ora oltre Vincent: «Altro che stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terry l'abbia vissuta consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli spartani che eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla Rupe del Taigeto erano più civili di noi. Perché a cadere dalla Rupe del Taigeto i bambini morivan sul colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni».

Il giornalista Christian Rocca le obiettò che però la maggioranza della gente, il 67%, voleva che fosse lasciata morire. Lei duramente rispose: «Ne deduco che nella nostra società parlare di Diritti-Umani è davvero un'impostura, una farisaica commedia. Ne deduco che da noi essere malati in modo inguaribile è un delitto per cui si rischia la pena capitale. Ne deduco che nel nostro tempo chi è malato in modo inguaribile viene considerato un cittadino inutile, un disturbo da cancellare, quindi un reprobo da punire... Be', allora eliminiamoli tutti quei cittadini inutili».

Sono 1700 persone in Francia nello stato di Vincent, un numero simile in Italia. Ora il medico deve decidere. Decidono i giudici e i medici. La madre Viviane ha lanciato un «appello alla Francia». Ha scritto: «È il pianto di una madre che soffre. Oggi vogliono far morire Vincent. Chiediamo solo di poterci prendere cura di nostro figlio fino alla fine».

Ma sì, abbattete anche loro.

Cosa c'è di più inutile di un handicappato grave? Due genitori che perdono la vita a curare un essere inutile. O no?

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