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La seduta spiritica del Pd fa tornare il fantasma di Prodi

Il Professore ripropone l'Ulivo e Bersani esulta. D'Alema lavora per cacciare Renzi. Emiliano cerca sponsor a Sud

La seduta spiritica del Pd fa tornare il fantasma di Prodi

A Bologna riappare il «fantasma» di Romano Prodi. E delle tredici sigle dell'Ulivo (L'Unione nel 2006). Il Professore, protagonista della leggendaria seduta spiritica durante il rapimento di Aldo Moro, due volte presidente del Consiglio e due volte sfiduciato in Parlamento, riporta in vita il defunto centrosinistra italiano. «Non penso sia un'esperienza irripetibile, soprattutto dopo quello che sta succedendo. Io vedo che la gente ha bisogno di sentirsi unita in questo mondo che si disgrega, con Trump, con la Brexit, con le crepe che arrivano dappertutto. Io vedo che c'è un naturale desiderio di riunirsi ma è uno sforzo che non mi sembra impossibile» dice Prodi, intervenendo al convegno della rete C3dem a Bologna.

L'ex premier ci ricasca, abboccando all'amo di Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema che da settimane invocano, per sbarazzarsi di Matteo Renzi, il ritorno al modello Ulivo guidato da un «nuovo» Prodi. L'ex capo del governo non solo accetta la sfida della Ditta ma si spinge oltre, fissando i principi del futuro manifesto politico di un centrosinistra resuscitato. «È necessario riunirsi su idee, su un rinnovamento. Perché riunirsi non serve a niente. Il grande problema è ricominciare a parlare di politica. Di problemi veri come la ridistribuzione del reddito, l'occupazione, la scuola, pensare nel lungo periodo e non nello scontro quotidiano per riformare una società che è diventata profondamente ingiusta. Perché le basi di queste tensioni sono date dall'ingiustizia», spiega Prodi.

Se dal quartier generale renziano non arriva alcun commento, dopo le parole dell'ex leader dell'Ulivo che pure si era schierato per il Si al referendum, Bersani saluta con gioia l'intervento del professore: «Penso siano parole sacrosante e che sia l'ora, per chiunque la pensi così, di metterci al lavoro con impegno e generosità». Si ricompatta, dunque, il fronte della sinistra nel Pd con l'obiettivo di archiviare la leadership di Renzi.

L'ex sindaco di Firenze non molla, anzi riavvia i dialoghi con Verdini e si prepara a girare l'Italia in pullman. Il 28 gennaio D'Alema riunirà a Roma i suoi comitati del No per trasformarli in costituenti del centrosinistra. La strategia si articola in mosse: una interna al Pd, per strappare a Renzi la guida del partito al prossimo congresso e l'altra nella coalizione, per individuare una personalità in grado di guidare il centrosinistra. Nel partito si sta lavorando alla candidatura unitaria di Michele Emiliano: il governatore della Puglia sarebbe l'unico che al congresso potrebbe giocarsela ad armi pari con il segretario uscente Renzi. Emiliano sta sondando il terreno con una serie di incontri riservati tra i governatori del Pd nel Mezzogiorno. Il presidente pugliese avrebbe già incassato il sostegno di Rosario Crocetta in Sicilia, Mario Oliviero in Calabria e Francesco Pigliaru in Sardegna. Marcello Pittella in Basilicata è schierato con Renzi mentre i rapporti tra Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, ed Emiliano non sono buoni.

L'asse renziano regge in tre Regioni: Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. In caso di candidatura di Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi sarebbero pronti al ritiro. L'ago della bilancia nella battaglia congressuale diventerebbe il pacchetto di voti dell'area Dem di Dario Franceschini. E qui che si inserisce la seconda mossa della coppia Bersani-D'Alema: concedere agli ex Popolari la leadership della coalizione di centrosinistra alle elezioni politiche in cambio dell'appoggio ad Emiliano.

Tra i nomi in lizza per guidare il nuovo Ulivo ci sarebbero Enrico Letta, Dario Franceschini o Andrea Riccardi.

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