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Il segnale di Mattarella: invita Berlusconi al Colle

Telefonata al Cavaliere per averlo al giuramento di domani, poi il saluto ai predecessori. Il presidente al lavoro con lo staff per il discorso incentrato su difficoltà, speranze e unità

Il segnale di Mattarella: invita Berlusconi al Colle

«Sarei felice di incontrarla». Dopo due giorni passati a mangiare panini e abbozzare il discorso, Sergio Mattarella decide che è il caso di lasciare il bunker della Consulta e di farsi vedere un po' in giro. Ma prima di uscire ha una cosa da fare, chiamare Silvio Berlusconi e invitarlo alla cerimonia di insediamento. Il capo dello Stato, che sarebbe dunque «molto felice» di avere il Cavaliere tra i suoi ospiti domani al Quirinale, compie così il primo gesto politico del suo mandato. I rapporti tra i due sono buoni. Nei giorni scorsi il Cavaliere ha spiegato al neo presidente che non ha nulla di personale contro di lui, che lo stima, che la scheda bianca era un segno di rispetto, e Mattarella ha fatto sapere di voler essere il garante di tutti, l'arbitro. Ora, la telefonata, un passo per ricomporre la frattura politica. E nell'intervento alle Camere, dove ci sarà un appello all'unità, ne è previsto un altro.

Domenica ecologica, ha stabilito il sindaco Marino, tutti a piedi. Pure il presidente della Repubblica, che lascia la Panda grigia e si fa due passi fino alla chiesa dei Santi Apostoli. Dopo la messa, un selfie con un gruppo di suore e la richiesta di mettere una buona parola lassù. «Pregate per me, affinché io sia uno strumento per il bene del Paese». Poi si mette in posa con Giuseppina, che lavora in un bar vicino al Vaticano e che ha già deciso come capitalizzare la foto. «Lancerò il panino del presidente».

Mattarella saluta e inizia la risalita verso la Corte Costituzionale. Muto, un po' incurvato, le mani allacciate dietro la schiena, vagamente imbarazzato, inutilmente inseguito da una muta di giornalisti e telecamere: sembra di essere tornati ai tempi di Enrico Cuccia, che non parlava nemmeno sotto tortura.

Raggiunto l'ufficio, il capo dello Stato ha un «lungo e affettuoso» colloquio telefonico con Carlo Azeglio Ciampi. «Sono grato - dice - per tutto quello che hai fatto per il Paese. Tu puoi capire bene quali siano le prime preoccupazioni». Nel pomeriggio, sempre braccato dalla stampa, la seconda passeggiatina, fino a casa Napolitano. Stavolta dalla Consulta a vicolo dei Serpenti sono solo duecento metri. «Ho ringraziato il presidente Napoltano per quello che ha fatto per l'Italia e lui mi ha fatto gli auguri per il mio mandato. Abbiamo pure scambiato qualche opinione».

Ma nonostante le preghiere delle suore, le «preoccupazioni» espresse a Ciampi e i consigli forniti da Re Giorgio, Sergio Mattarella sembra avere l'ansia della prestazione. «È tranquillo e sereno», lo dipingono quelli che gli stanno accanto in questi giorni. «Consapevole dell'importanza dell'incarico e concentrato e determinato», raccontano alcuni vecchi amici di Palermo. E così, finite le passeggiate e le visite di rito, il dodicesimo capo dello Stato si ribarrica nel suo ufficio. C'è del lavoro per la Consulta da fare, che non vuole lasciare in sospeso. Certo non farà in tempo a terminare i procedimenti di cui è relatore, un ricorso della regione Campania contro il governo su materie ambientali e un'ordinanza del tribunale di La Spezia sui compensi dei difensori d'ufficio. Ma alcuni atti interni vanno completati.

E poi c'è il discorso da scrivere. Dodici-quindici persone chiuse in una stanza, provvisti di un solo computer, che vanno avanti a supplì e tramezzini: in attesa di formalizzare la settimana prossima gli incarichi a palazzo, ecco la squadra di Sergiuzzu , da due giorni impegnata con il presidente sulla stesura del testo. A grandi linee è già tutto deciso, Mattarella parlerà di riforme e di Costituzione, di economia e di crisi. Sarà un intervento asciutto, basato alcuni concetti chiave. Primo, le «difficoltà» dell'Italia di oggi. Secondo, le «speranze» dei cittadini.

Terzo, «l'«unità», condizione necessaria per uscire dal pantano.

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