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La sfida di Sala: convincersi di essere progressista

Mr Expo continua a ribadire la sua appartenenza. Sa che molti con gli credono

La sfida di Sala: convincersi di essere progressista

Milano - Giuseppe Sala dice basta. «L'esame del sangue non me lo faccio fare più». Manca un mese alle primarie del Pd per il candidato sindaco a Milano (gazebo il 7 febbraio) e il manager Expo sta perdendo la pazienza. Come non capirlo. Anche ieri nel salotto di Maria Latella su SkyTg24 ha dovuto confermare per l'ennesima volta che è un uomo di sinistra. Pensava di aver chiuso il tormentone settimane fa, raccontando che in passato aveva votato persino Pci, invece non è bastato. «Trovo paradossale che mi si chieda di continuo se sono di sinistra - si è sfogato in tv - Appartengo a una generazione per cui a 18 anni si stava di qua o di là, e io stavo senz'altro con la sinistra, certo progressista». Peraltro «il Pd mi ha cercato anche alle scorse Comunali e Regionali, non sono un ascensore». Non si sottoporrà ad altri dna politici, «valuterà la gente sulla base dei programmi». Difficile che mr Expo possa sottrarsi ancora ai dubbi degli alleati. Prova a scrollarsi di dosso il periodo in cui fu city manager di Letizia Moratti («per un anno e mezzo, poi sono passato a gestire Expo» dice, senza ricordare che fu nominato dallo stesso sindaco di centrodestra). E Sel e un pezzo del Pd contestano il suo feeling con Scelta civica: al lancio della candidatura c'erano i montiani Stefano Dambruoso e Gianfranco Librandi, oltre all'esponente milanese di Ncd Carmine Abagnale. Proprio ieri, l'assessore Pd Pierfrancesco Majorino che sfiderà Sala nel primo faccia a faccia delle primarie ha preteso: «Niente amici di Formigoni in sala». E sulla questione gay prova a superare il competitor: «Se sarò sindaco avrò un assessore omosessuale».

Beppe Sala è di sinistra, ma in mezz'ora di intervista riesce ad essere un camaleonte. Strizza l'occhio al Movimento 5 Stelle. Voterebbe «senz'altro» con loro «a favore delle unioni gay» e durante la gestione di Expo, racconta, «sono stati molto attenti, hanno partecipato molto, ho trovato spesso interlocutori giovani e preparati». E copia un cavallo di battaglia della Lega, «non dobbiamo chiedere più soldi al governo, ma una gestione più autonoma delle nostre risorse sì». La Latella sembra Nanni Moretti nella famosa scena in cui sprona Massimo D'Alema. «La cosa più di sinistra che io ho fatto? Senza dubbio creare lavoro» risponde mr Expo ricordando il passato in Pirelli con Tronchetti Provera, alle Poste e poi all'evento 2015. La coordinatrice lombarda Forza Italia Mariastella Gelmini ironizza: «Se questa è la sua credenziale devo deludere i suoi fan, il più pericoloso uomo di sinistra è Berlusconi che con le sue imprese e l'indotto ha dato lavoro a decine di migliaia di giovani». Qualcuno salvi il «compagno» Sala. Che gira «con la macchinetta bianca», in bici e in metrò, e dieci giorni fa ha «viaggiato in seconda classe sul treno Milano-Roma», ma perché «non c'era più posto in prima». Alle primarie deve battere Majorino e la vicesindaco Francesca Balzani. «Se vinco io, che posso essere l'avversario più ostico - dice -, il centrodestra sceglierà un nome di bandiera, credo Alessandro Sallusti. E io lo batto». Se perde non ha «un piano b». Tralascia le due poltrone fresche nel cda di Cassa depositi e prestiti e nella società Wpp.

Forse non sono abbastanza.

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