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Sfilano le magliette rosse ma Salvini non fa una piega

Don Ciotti mobilita la sinistra per i migranti tra vecchi slogan e soliti noti. Di Maio: «Un festival dell'ipocrisia»

Sfilano le magliette rosse ma Salvini non fa una piega

Si colora di rosso il dibattito politico sul delicato tema dell'accoglienza ai migranti. Ieri in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di piazza. In tanti infatti hanno raccolto la proposta lanciata da don Luigi Ciotti del gruppo Abele di scendere in piazza indossando una maglietta rossa come quelle che indossano i bambini migranti che sfidano il mare. I partiti sono rimasti fuori da questa iniziativa, al loro posto molte le associazioni: da Legambiente all'Anpi, (anche se Martina ieri all'Ergife ne sfoggiava una). In tempi di social network, però, sono stati tanti a sostenere la causa di don Ciotti. E di fronte a questo accerchiamento rosso il ministro degli Interni Matteo Salvini ha voluto essere voce fuori dal coro con un tweet. Anzi un semplice post scriptum a un annuncio riguardante il suo prossimo incontro con il presidente Mattarella (previsto per domani). «ps. Che peccato - cinguetta Salvini - in casa non ho trovato nemmeno una maglietta da esibire oggi». A rispondergli dalla piazza è il fondatore di Libera, che a Salvini chiede un incontro. «Gliela porto molto volentieri una maglietta al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto», dice don Ciotti. «Credo che dobbiamo poter incontrarci, per metterci nei panni un po' degli altri - aggiunge -, perché importante è riflettere, porsi delle domande, anche nelle diversità». Intanto l'hashtag #maglietterosse ieri è stato il più commentato su Twitter. «Sono stati illuminati di rosso il colonnato di piazza del Plebiscito ed il Maschio Angioino a Napoli, in rosso anche sul rifugio del Gran Paradiso» hanno annunciato orgogliosi i volontari di Libera. Molti poi i vip che si sono regalati una giornata da «testimonial» pro bono. Da Alessandro Bergonzoni a Laura Boldrini, da Roberto Saviano al medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Fino a Gad Lerner che ha sfoggiato una camicia rossa con la didascalia «#magliettarossa, #7luglio, per fermare l'emorragia di umanità». Peccato per il dettaglio dell'orologio che non è sfuggito a Salvini che ha ironizzato: «Maglietta rossa e Rolex. Fantastico!». Anche Giorgia Meloni ha voluto approfittare della gaffe radical chic dell'ex direttore del Tg1. La leader di Fratelli d'Italia si fa fotografare con una bella maglia rossa. «La maglia rossa ce l'ho - recita il suo tweet - ora mi mancano il Rolex e l'attico a New York». E in un altro tweet lancia una controproposta: «Una maglietta azzurra per i 5 milioni di italiani sotto la soglia di povertà. Condividete il mio appello?» La Meloni riporta poi il dibattito nell'alveo del fare politico e annuncia una proposta di legge. «La protezione umanitaria - dice - è un'anomalia tutta italiana; con la quale si riconosce un permesso di soggiorno eccezionale a chi non ne avrebbe diritto in base alle norme internazionali sui rifugiati. Per questo Fratelli d'Italia ha depositato una proposta di legge per eliminarla dal circuito dell'accoglienza. Fermiamo l'invasione di clandestini e tuteliamo i veri profughi». Bacchettate al popolo delle magliette rosse arrivano anche da oltreoceano. Si fa sentire, infatti, Alessandro Di Battista che attacca ad alzo zero. «Tu che indossi una maglietta rossa sei lo stesso che convinse il governo a dare via libera ai bombardamenti in Libia, preludio di una delle crisi migratorie più gravi della Storia? - scrive l'ex deputato M5S su Facebook - Tu che indossi la maglietta rossa quando eri al governo non hai fatto nulla per contrastare l'ignobile business sulla pelle dei migranti».

Luigi Di Maio, ovviamente non può essere da meno e approfitta del tema per bacchettare il Pd. «Abbiamo assistito a un grande festival dell'ipocrisia. - dice a proposito dei delegati dell'Ergife in maglietta rossa - Ci sono associazioni che sono coerenti, ma vedere il Pd che ha preso i soldi dal business dell'immigrazione con la maglietta rossa...

se la dovevano mettere dieci anni fa».

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