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La sfilata dell'ipocrisia: leader divisi su tutto a partire da Schengen

A Parigi la prima fila unita solo per fotografi e tv. Spiccano assenze e divergenze, come quella sul trattato per la libera circolazione in Ue

La sfilata dell'ipocrisia: leader divisi su tutto a partire da Schengen

Dietro la sfilata il nulla. O meglio assenze, divisioni e smarcamenti. Che dietro la prima fila di presidenti e premier allineati al fianco di François Hollande nel cuore di una Parigi domenicale allignassero soltanto retorica e finzione lo si è visto, fisicamente, quando gli obiettivi ne hanno inquadrato il lato retrostante. Dietro la prima linea di capi di Stato convocati a Parigi non c'era un cane. Solo poliziotti e gendarmi incaricati di tenere a molte centinaia di metri il corteo vero per garantire l'impermeabile blindatura di quella prima fila di potenti esibita alle televisioni di tutto il globo. Ma se le esigenze di apparenza, propaganda e sicurezza potevano giustificare la messa in scena ben più gravi sono vuoti, differenze e contrapposizioni che - a sole 48 ore di distanza - sembrano trasformare la marcia di Parigi in un'effimera crisalide.

La più imbarazzante tra le assenze resta senza dubbio quella di Barack Obama. Un'assenza resa ancor più devastante dall'ulteriore mancanza di qualsiasi plausibile sostituto rappresentato dal suo numero due Joe Biden o dal segretario di Stato John Kerry. «Avremmo dovuto inviare qualcuno ad alto livello» alla marcia di Parigi commenta il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Assenza che contribuisce a far ricordare come la Casa Bianca abbia dedicato al massacro dello Charlie Hebdo solamente delle insulse dichiarazioni di prammatica in cui il presidente si limitava a condannare genericamente la strage terrorista guardandosi bene dal ricordarne la natura jihadista e islamista. Toni ben diversi da quelli impiegati nel settembre 2012 quando - dopo la diffusione di un video colpevole d'infangare il Profeta Maometto - Obama si rivolse addirittura all'assemblea generale delle Nazioni Unite ricordando che «il futuro non può appartenere a quanti insultano il Profeta». Una frase riproposta oggi come il simbolo delle ambiguità di un presidente che - dopo aver contribuito in prima persona alla caduta di un Gheddafi e di un Mubarak, indiscussi gendarmi della lotta al terrorismo islamista, - guida con assai meno entusiasmo la guerra allo Stato Islamico in Siria e Irak.

Se l'America di Obama appare lontana e disinteressata l'Europa sembra invece divisa e lacerata. Lo specchio più evidente delle sue crepe è quel trattato di Schengen su cui si basa la libertà di circolazione di 400 milioni di europei in 22 Paesi Ue oltre a Norvegia, Islanda, Svizzera, Liechtenstein, San Marino, Vaticano e Principato di Monaco. Il trattato, difeso come un totem di libertà dal governo di Matteo Renzi, viene, in queste ore, messo apertamente in discussione dal ministro dell'interno francese Barnard Cazeneuve e da quello spagnolo Jorge Fernandez Diaz che si dicono pronti a modificarlo sostanzialmente per bloccare i movimenti dei terroristi.

L'altro ineludibile terreno di scontro è quello dei diritti e delle libertà personali. Francia e Inghilterra si preparano infatti a varare nuove leggi per garantire più stretti controlli sul traffico internet e consentire il blocco e l'individuazione dei siti collusi con il terrorismo online. Leggi e decreti che promettono di far carne di porco dell'indignazione manifestata a livello europeo dopo la scoperta delle intercettazioni digitali praticate su larga scala dall'intelligence statunitense.

Ma una lotta per bande e senza più quartiere sembra dividere anche la République. Mentre Francoise Hollande ha fin qui preferito ridimensionare l'allarme sui complotti jihadisti per evitare di favorire l'avversaria Marine Le Pen, il premier Manuel Valls dichiara guerra a tutto campo al terrorismo e annuncia lo schieramento di 8mila militari e nuove misure d'isolamento per gli islamisti detenuti. Ma la vera guerra è quella per le presidenziali del 2017 quando, a fronte di un Hollande praticamente già fuori gara, Valls rappresenterà l'unica possibile alternativa all'irresistibile ascesa di Marin Le Pen.

Francia e Inghilterra si apprestano a varare controlli più stringenti sul traffico internet e a chiudere i siti accusati di essere collusi con il jihadismo

 

 

di Gian Micalessin

Tra tutti i leader e i capi di Stato presenti in prima fila a Parigi spicca l'assenza del presidente Barack Obama, sollecito solo a condannare la strage

 

Il testo sulla libertà di circolazione in Europa è difeso strenuamente da Renzi. Ma Francia e Spagna vorrebbero rivederlo con alcune restrizioni

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