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Siamo sull'orlo del baratro: un italiano su 10 è povero Ma c'è chi resiste alla crisi

Quando l'altra sera abbiamo visto frau Merkel alzare al cielo di Rio la coppa del mondo, in tanti ci siamo lasciati andare ad una smorfia. Ma come, tra tutti proprio lei? Si perché dal 2007, quando la crisi ha iniziato a colpire forte, in lei, Angela Merkel, gli italiani hanno individuato il nemico. Una sorta di matrigna-tiranna dell'Europa, il simbolo del benessere tedesco che sovrasta un Italia che continua a zoppicare. Lei la leader indiscussa del «sistema»; Monti prima, Letta poi, Renzi adesso, i suoi paggetti, per nulla in grado di invertire la tendenza e di far ripartire economia e consumi. Questa è la sensazione diffusa. Ma è proprio vero che l'Italia è così ferma e la nostra economia nazionale tanto stagnante?
I dati relativi al 2013 diffusi ieri dall'Istat mettono i brividi e fanno pensare a una situazione ancora peggiore rispetto a quella percepita. Oltre 6 milioni di persone nel nostro Paese vivono in stato di povertà assoluta. Vale a dire che un italiano su 10 non ha nulla, totale indigenza. Un record negativo assoluto da quando, nel 2005, l'istituto di statistica ha iniziato a diffondere tale dato, già sufficiente per rendere l'idea. Ma se la soglia della povertà analizzata passa da assoluta a relativa si scopre che addirittura una famiglia su 5 sarebbe in stato di povertà relativa o rischia di diventarlo a breve. Dati choc che mostrano un Italia in ginocchio. Ma che stridono, almeno in parte, con uno studio effettuato dal Sole24Ore che, nel tracciare una mappa della crisi che colpisce il nostro Paese da Nord a Sud, ha stilato la classifica delle province più in difficoltà, individuando di contro le zone che hanno saputo reagire e contrastare al meglio questa maledetta crisi.
Sulla base dei 10 indicatori utilizzati dal quotidiano di Confindustria, che vanno dall'occupazione al reddito pro capite, passando per l'andamento dei prezzi delle abitazioni, le immatricolazioni di automobili, fino alle spese dedicate ad elettrodomestici e farmaci, è la provincia di Vicenza a far registrare gli indici migliori in assoluto, meritandosi la palma di provincia anti-crisi. Sul podio anche Bolzano e Modena mentre nella top ten figurano anche centri importanti come Genova (sesta) e Milano (decima). In generale si distinguono le province del Nord mentre in coda c'è tanto Centro e Sud anche se spiccano le performance positive di Avellino che si colloca tra le 20 migliori.
I dati sono curiosi e permettono di tracciare una mappa piuttosto accurata. Per esempio a Milano si registra il tasso migliore per quanto riguarda il reddito pro capite che si attesta a 43mila e 20 euro, con un aumento rispetto al 2007 del 12,4%. Crescono sensibilmente anche Livorno e La Spezia mentre crollano Rieti, Ascoli Piceno e Latina. Cercate lavoro? Andate a Nuoro, dove il tasso di disoccupazione è addirittura calato attestandosi al 10,4%. Cresce ovunque la disoccupazione ma il dato tiene a Prato e Brindisi mentre crolla a Ferrara dove dal 2,7% del 2007 si passa ad un drammatico 14,2% del 2013. Calano ovunque i prezzi degli immobili ma se Salerno, Firenze, Milano e Roma tengono, ad Ascoli Piceno, Latina ed Ancona il mattone è crollato. Genova sembra non soffrire molto la crisi ma è la città in cui si spende di più per i medicinali (pesa l'alta età media) mentre in Sardegna aprire una farmacia non sembra un business redditizio: Nuoro, Sassari e Cagliari sono le città in cui la spesa pro capite per i medicinali è calata maggiormente. Ammesso e non concesso che produrre più rifiuti sia sinonimo di benessere, bella vita a Trapani, Campobasso e Chieti mentre a Catania, Oristano e Brindisi si tira la cinghia.
Spulciando il dossier ci sono dati che fanno riflettere. La crisi c'è e va da sé che siano diminuite le spese per divertimenti come cinema e teatro, ma ci sono costi quasi obbligati per le famiglie. Per esempio quelli relative alla salute. Eppure le spese per il dentista sono diminuite drasticamente, con le prestazioni odontoiatriche che crollano dalle 3,7 milioni del 2005 alle attuali 2,8 milioni. E poco si presta la proverbiale battuta sull'associazione denti-pane, perché anche l'acquisto di pane in Italia è calato di molto negli ultimi anni. Ma rimanendo in ambito sanitario, quello che aumenta in maniera esponenziale è il numero delle prestazioni psichiatriche che fanno segnare un'impennata del 54%. Perché se la crisi picchia duro, il lavoro scarseggia e i soldi sono sempre meno, una qualche consolazione dobbiamo pur trovarla. Oppure dobbiamo cercare qualcuno che la trovi per noi. Visto che anche il calcio non dà più le soddisfazioni del pre-crisi.

«Dottore, mi dica: perché alza la coppa proprio lei?».

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