Politica

Il silenzio dei colpevoli

Hanno perso la parola, e pure finito l'inchiostro. I giornalisti maestrini di etica che per anni hanno puntato il dito contro di noi «macchina del fango» tacciono di fronte alla notizia del rinvio a giudizio loro e dei loro direttori. Di più. La Repubblica e Il Fatto, pronti a sbattere in prima pagina ogni starnuto di pm, continuano a nascondere ai loro lettori e all'opinione pubblica una notizia non da poco, cioè l'inchiesta sul dossieraggio ai danni dell'ex vicecapo della polizia Nicola Izzo, costretto alle dimissioni dopo una campagna stampa basata su falsi, veline interessate e schifezze di vario genere.
Altro che «metodo Boffo». Sull'allora direttore di Avvenire noi pubblicammo una notizia vera (la condanna per molestie telefoniche a sfondo sessuale) e una inesattezza (negli atti processuali non c'è riferimento a vicende omosessuali) per la quale chiedemmo scusa. Ezio Mauro, direttore della Repubblica, e Antonio Padellaro (direttore del Fatto) non solo hanno pubblicato notizie false ma non hanno neppure ammesso i loro errori, né con i lettori né con il diffamato. Ma si sa, loro sono maestri di giornalismo, ma soprattutto di doppia morale. Quello che vale per gli altri non vale per loro. Un'ultima osservazione. Nessun sito dei grandi quotidiani e nessun Tg ha ripreso la notizia di questa vicenda pubblicata ieri da noi in esclusiva (titolo: «La vera macchina del fango: a processo 11 giornalisti»), né il solerte Ordine dei giornalisti ha sentito il bisogno di dire la sua.

Distrazione o omertà di casta? Coraggio, colleghi, parliamo un po' di noi come ai bei tempi del caso Boffo. O no?

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