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Siluro targato Germania: «L'Italia non rispetta i patti»

Il presidente della banca centrale tedesca Weidmann accusa Padoan: «Stime troppo ottimistiche». Poi bacchetta la Ue: «Eccessivo lassismo»

B occia l'Italia che non rispetta i patti, la Commissione europea che glielo lascia fare. Snobba Pier Carlo Padoan quando preme per la condivisione dei rischi tra i Paesi dell'unione monetaria e lo accusa di essere «troppo ottimista». Arriva persino a bacchettare la sua Germania per avere indebolito il rigore. Bastone pesantissimo sull'Italia al quale segue una carota di non poco conto. Promuove il fondo Atlante e le riforme come il Jobs Act.

Il discorso di Jens Weidmann all'ambasciata tedesca in Italia era atteso e il presidente della Bundesbank non ha deluso. Titolo dell'iniziativa: «Solidità e solidarietà nell'Unione monetaria europea». Al numero uno della Banca centrale tedesca, spesso contraltare di Mario Draghi nel board della Bce, preme soprattutto la prima e nel suo intervento è emerso chiaramente.

Ad esempio non ne vuole sapere di completare l'unione monetaria con la «condivisione del rischio» che per il ministro dell'Economia italiano è «un dovere». Mettere sullo stesso piano Bund e titolo di stato dello Stivale è fuori questione, a meno che gli stati membri non cedano le leve delle politiche di bilancio. «Un'ampia condivisione delle responsabilità tra gli Stati dell'Eurozona senza il corrispettivo meccanismo di controllo comune rappresenterebbe un percorso sbagliato, poiché ciò rafforzerebbe la tendenza presente in una unione monetaria ad accumulare debiti piuttosto che frenarla. Pier Carlo Padoan e io siamo di opinione diversa». Il rischio che segnala Weidmann è che le classi politiche, una volta sollevate dal rischio, si sentano libere di «comportamenti opportunistici».

L'appello per una autorità unica dei bilanci diventa l'occasione per un attacco alla Commissione europea, che Weidmann accusa di eccessivo lassismo. «Tende continuamente a scendere a compromessi a danno del rispetto del bilancio» e per questo dovrebbe essere sostituita nelle politiche di bilancio da una autorità europea.

Ma questa prospettiva è impensabile, riconosce. Ci sono ostacoli da parte degli Stati membri. «Al momento non vedo la volontà di superare questi limiti, né in Italia, né in Germania, né in altri Paesi». L'unica alternativa è «attribuire agli Stati membri le responsabilità per le proprie azioni». Il messaggio è: scordatevi quindi titoli sul debito pubblico italiano garantiti anche dalla Germania.

Prevale la sfiducia sull'Italia. «Da quando esiste l'Unione monetaria le regole del patto di stabilità e crescita, sono state violate da parte di alcuni Stati - tra i quali anche l'Italia - più spesso di quanto siano state oggetto di ossequio».

Ma anche Berlino le sue colpe: «La Germania nel biennio 2003/2004 ha contribuito a indebolire la forza vincolante delle regole».

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