Silvio, Matteo e Giorgia. Il pranzo che inquieta i 5S
20 Settembre 2018 - 08:45I big della coalizione si riuniscono a Palazzo Grazioli. E Tajani insiste: "Il governo è isolato sui migranti"
Il centrodestra resuscitato fa paura. Alla sinistra, ma di più al M5s, che teme di perdere la presa sull'alleato di governo leghista. Dopo l'incontro di domenica ad Arcore tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che ha spianato i rapporti, oggi ci sarà il pranzo a Roma dei tre leader, con Giorgia Meloni. E il messaggio è: per la coalizione c'è un futuro. Il leader di Forza Italia cercherà di strappare al Capitano qualcosa di meno generico, una dichiarazione unitaria del tipo: lavoriamo per tornare al governo insieme, quello della Lega con il M5s è un patto di scopo, ma la strategia è un'altra. Impresa difficile, perché i già fragili equilibri con i grillini subirebbero uno scossone che Salvini non vuole. Già il nodo Rai li mette a dura prova. Si sta sciogliendo su Foa, ma Pd e Leu accusano i grillini di «totale complicità» nei presunti accordi tra il Cavaliere e il leader del Carroccio, anche sul piano Crimi per i tagli della pubblicità alle tv e il M5s risponde che a Berlusconi non farà «regali», neppure lo riconosce come suo «interlocutore».
«Si sono creati agitazione e nervosismo nei 5S - nota Licia Ronzulli, fedelissima del Cav - per il vertice di Arcore. Il centrodestra esiste da sempre e i grillini se ne devono fare una ragione». Ai dem, che denunciavano scambi di favori, aveva già risposto: «Probabilmente nel Pd sono talmente abituati a parlare di poltrone che si occupano anche di quelle degli altri, hanno preso un abbaglio».
Gli azzurri insistono sul fatto che il sì a Foa è secondario, un problema di metodo ora corretto, e che il dialogo è ripartito sulla futura strategia del centrodestra, per mostrare compattezza nelle prossime regionali e una prospettiva nazionale. Il presidente dell'Europarlamento e numero due di Fi Antonio Tajani, a margine del pre-vertice del Ppe a Salisburgo, mostra di non aver addolcito affatto i toni sul governo giallo-verde, anche sul tema più caro a Salvini dell'immigrazione: «Il governo italiano mi pare isolato, al di là delle frasi roboanti, sui migranti non porta a casa dei risultati». Spiega, senza facile ottimismo, che bisogna insistere con i governi europei nel consiglio informale Ue su riforma di Dublino e piano Marshall per l'Africa.
Oggi a Palazzo Grazioli il pranzo del disgelo dovrà fissare i punti di un accordo nella nuova ottica di un centrodestra post-4 marzo, che ha sì nella Lega la prima forza, ma può vincere solo nell'unione con Fi e Fdi. Si racconta a Montecitorio di un Giancarlo Giorgetti che, irritato per gli attriti con i 5S sulla manovra, si sarebbe lasciato andare: «Se continua così, si vota a febbraio». In realtà, prima delle europee di maggio è difficile che qualcosa cambi, né Fi ha interesse ad accelerare i tempi prima di aver risalito la china. Anche perché, se il centrodestra non andasse alla grande, il voto potrebbe legittimare un nuovo governo Lega-M5S. Prospettiva allarmante. Così, gli azzurri si preparano alle regionali, dopo le provinciali in Trentino e Alto Adige, dove la Lega la farà da padrona. Lo scontro sarà ovunque con il M5S e il Cav vorrebbe i candidati-governatori in Piemonte (Cirio) e Abruzzo (si attende un sondaggio tra Febbo, Di Primio, Gatti).
Ma Salvini potrebbe puntare all'en plein nel nord e pretendere il Piemonte oltre alla Basilicata, lasciando a Fi la Sardegna (Cicu).
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