Politica

La sinistra cancella il Francesco anti-gender

di Perché i medesimi giornaloni che elogiano Papa Francesco per le sue idee audaci, poi trattano male i suoi pensieri solo perché diventano un fatto di popolo? Sta accadendo questo a proposito del Family day di sabato. La folla forse di un milione, forse di quattrocentomila persone, che ha colorato sabato piazza San Giovanni, in un modo che la sinistra non ce la fa ormai neanche con il cestello da viaggio e i pullman gratis, usa infatti le stesse precise parole sul tema dell'ideologia omosessualista e gender che ha coniato in Argentina il cardinal Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e che ora identicamente pronuncia da vescovo di Roma. Perché? Il fatto è che i compagni progressisti sono dei chirurghi meravigliosi. Sono bravissimi a separare un concetto che fa comodo, da un altro, e soprattutto a tranciare il rapporto vitale che esiste tra la élite (che è un'unica corporazione di cui è presidente Umberto Eco e vice Eugenio Scalfari) e il popolo. Loro amano moltissimo, darebbero addirittura la vita per il popolo. Ma non sopportano la popolazione, specie quella cattolica, che mangia la frittata con il panino nella carta oleata (e peraltro non lascia un solo rifiuto a terra e non imbratta vetrine), invece di prediligere il sushi. Lo sanno che il Papa dice le stesse cose. Ma fanno finta di niente. Quando le dice Bergoglio sono minimizzate come una specie di inevitabile ricciolo barocco, quasi una tassa del club cattolico, sul cemento armato progressista che sarebbe la sua vera concezione del mondo. Lo si è visto per il trattamento riservato alla enciclica Laudato si' che è un capolavoro di ecologia integrale, vale a dire di antropologia cristiana. L'uomo è visto come centro del creato. Ma è al centro per amare il creato e perciò rispettarlo, non per schiavizzarlo e neanche per adorarlo. Per questo il Papa nell'enciclica si esprime contro tre tabù intoccabili dell'ideologia progressista. Nell'ordine: fa derivare il no all'aborto e il diritto alla vita del bambino proprio dalla ecologia, dall'amore alla natura (paragrafo 120); dice no alla sperimentazione sugli embrioni e il loro sfruttamento (paragrafo 136); dall'idea di creato, viene la condanna all'ideologia gender , e alle unioni omosessuali (paragrafo 155). Qui trascrivo con ampiezza soltanto il paragrafo 155, perché è il cuore della manifestazione di Roma: «L'accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria... per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell'incontro con l'altro diverso da sé... Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”». È la condanna della ideologia gender . Consiste in questo: le differenze sessuali sono una costruzione del potere. Conta di più la volontà del dato genitale. Essere un maschio o una femmina, è decisione mia. È la scuola a insegnarlo. Siamo al romanticismo, al sentimento di sé come fonte di diritto. Più realtà, per favore, che è anche biologia. Come ha scritto il maestro di Bergoglio, Romano Guardini, il cattolicesimo è la religione più materialista che ci sia. Guarda il dato di realtà, vive il corpo come un dono, non come una prigione. Ama il corpo, non pretende di forgiarlo romanticamente come vuole oggi il pensiero unico. Di ritorno da Manila, sull'aereo, il Papa ha definito questa semina ostinata della religione gender , una «colonizzazione ideologica». Ha detto: «La colonizzazione ideologica: dirò soltanto un esempio, che ho visto io», ha detto Bergoglio. «Vent'anni fa, nel 1995, una ministro dell'Istruzione pubblica aveva chiesto un prestito forte per fare la costruzione di scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo livello. Era un libro di scuola dove si insegnava la teoria del gender . Questa donna aveva bisogno dei soldi del prestito, ma quella era la condizione». Chi nega il diritto di chi? I commenti dei giornaloni trasudano un certo disprezzo e diremmo di casta. I cattolici di alta educazione e di scuola davvero spirituale non possono che condannare il becerume di chi non si decide a sciogliere il proprio credo tradizionale nell'acido purificatore del progressismo. Ci hanno informato di questo Alberto Melloni sul Corriere e Chiara Saraceno su Repubblica . L'accusa che fa più facilmente presa è che quella folla lotta contro i diritti degli altri. Che cosa ci sarebbe di più ignobile di questo? In realtà, la manifestazione è in difesa del diritto dei bambini a non essere manipolati dalla scuola ma a essere educati dalla propria famiglia. Nessuno può giudicare chi ha affetti omosessuali e li traduce in unione stabile, ma questo non dà il diritto di chiamare matrimonio (che viene da madre) ciò che non lo è. E non si capisce perché i padri costituenti che sono ritenuti universalmente infallibili, siano trattati da reazionari imbecilli quando hanno scritto l'articolo 29, dove definiscono la famiglia esclusivamente basata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Non è che allora l'omosessualità non ci fosse. Essa è antichissima. Ma nessuno pretendeva di nobilitarla a seme di famiglie e di fecondità. Ultima osservazione. Come cambia il mondo. Una volta la sinistra condannò il Family day (2007) come pesante interferenza ecclesiastica nella politica italiana, perché organizzato dalla Cei. Oggi svilisce il Family day perché né il Papa né i vescovi gli hanno messo la loro tiara in testa.

Secondo me questa sì che è una nostalgia clericale.

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