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Sinistra e M5S "estendono" il reato di tortura Protesta perfino la Cgil

Sinistra e M5S "estendono" il reato di tortura Protesta perfino la Cgil

Roma Via una parola, una sola, «reiterate», e cambia tutto il senso di una legge. Con 158 voti il Senato approva un emendamento, sostenuto da Pd, Si-Sel e Cinque Stelle, che modifica l'articolo 1 della normativa sulla tortura: e adesso, perché il reato sia compiuto, bastano «minacce e violenze gravi», non c'è più bisogno che siano, appunto, «reiterate». Protesta il centrodestra. «È una micidiale arma contro le forze dell'ordine», sostiene Carlo Giovanardi. «È la vendetta dei sessantottini contro chi difende la nostra sicurezza», la definisce Maurizio Gasparri. E i sindacati di polizia di ribellano. «Trasformando il reato di tortura da illecito di durata a reato istantaneo - spiega Gianni Tonelli, segretario generale del Sap - si andrà a punire ogni singolo atto di coazione, pure quelli giustificabili dalla gravità del caso. Per noi è una castrazione». Contrari anche Siap e Anfp perché, dicono, «si espongono le forze di polizia a denunce strumentali di criminali di ogni specie».

Soddisfatto invece il Pd. «Queste reiterate - dice il capogruppo Luigi Zanda - prima erano comparse e poi scomparse, proprio mentre la commissione era presieduta da Nitto Palma, Forza Italia. Erano state reintrodotte di nuovo e rendevano di fatto la norma che punisce la tortura inapplicabile. Nelle leggi le parole devono essere misurate». Quanto ai pericoli per gli agenti, Zanda ricorda che «non stiamo parlando dell'uso legittimo della forza da parte delle forze dell'ordine, ma della tortura, cioè di un abuso: l'Italia era in ritardo di trent'anni, la convenzione di New York infatti è del 1984».

Parole che non convincono il centrodestra. «Quando c'è da difendere clandestini e criminali e bastonare le forze dell'ordine - commentano i leghisti Centinaio e Candiani - si crea una nuova maggioranza composta dal M5S e dal Pd. L'emendamento passato oggi al Senato apre le porte a una distorsione senza precedenti». Anche per Giovanardi «una strana maggioranza ha dimostrato di avere una gerarchia dei valori che mette al primo posto la tutela degli aggressori e non quella degli aggrediti». Tutta colpa, insiste, della «martellante campagna di disinformazione che è stata fatta e che confonde eventuali reati colposi, dovuti a negligenza o imprudenza, con un reato doloso i cui confini sono stati lasciati artatamente ambigui».

E invece, secondo Siap e Anfb, «la fattispecie del reato dovrebbe essere concepita con la chiarezza necessaria ad evitare ogni ambiguità a livello interpretativo e scevra di qualsiasi forma di pericolosa ideologizzazione che guarda con sospetto l'operato delle forze dell'ordine». Persino la Siulp-Cgil è contraria: «Bisogna chiedere al Parlamento che la norma faccia espresso riferimento al dolo specifico e che punisca solo chi cagiona intenzionalmente le sofferenze o il trauma psichico.

Data la severità delle pene è ragionevole pretendere che la volontà dell'agente investa a pieno l'evento verificatosi in conseguenza della sua condotta».

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