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Il rischio della grande "slavina". Ecco cosa accadrà dopo il voto

La Lega punta sul fuggi fuggi generale dove i numeri della maggioranza sono risicati. In caso i dem perdano domenica potrebbe cadere il governo

Il rischio della grande "slavina". Ecco cosa accadrà dopo il voto

Una slavina potrebbe colpire il Senato. E nella maggioranza è scattato l’allarme. In caso di sconfitta di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna dopo il voto di domenica, l’Aula del Senato - dove i numeri restano ballerini - si trasformerà in un Vietnam. Un fuggi fuggi generale che potrebbe portare a conti fatti alla caduta del governo. Scatterà il meccanismo del si salvi chi può. Nei giorni scorsi un paio di pentastellati hanno già bussato alle porte di Matteo Salvini, ma i leghisti guardano anche al Pd e a Italia viva.

È concreta la possibilità che possano essere i dem e i renziani a staccare la spina nella convinzione che l’abbraccio con M5S sia diventato ormai mortale. Se dovesse vincere Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra unito, partirebbe il bombardamento al premier Giuseppe Conte e, qualora la maggioranza dovesse perdere ancora dei pezzi, verrebbe utilizzata l’arma della mozione di sfiducia al governo.

Un altro elemento che potrebbe contribuire alla caduta del governo giallorosso è legato all’incognita del referendum sul taglio dei parlamentari. Potrebbe stimolare Matteo Renzi ad andare a votare, anche se gli stessi promotori della raccolta firme avvertono che la consultazione si terrebbe in ogni caso prima di eventuali elezioni anticipate. Una volta scavalcato l’ostacolo del referendum i senatori tireranno infatti alla pensione, scrive Emilio Pucci sul Messaggero. Per quanto riguarda i cambi di casacca all’interno del movimento, il male che affligge le pattuglie pentastellate si chiama rendicontazione.

E la cautela sulle sanzioni è legata proprio al timore di un’ulteriore fuga che potrebbe mettere a repentaglio l’esecutivo. È proprio il premier che per canali riservati avrebbe infatti rivolto l’invito a chi porterà avanti la transizione M5S a non provocare nuove falle. Nel Pd tuttavia c’è la convinzione che la turbolenza aumenterà. Al momento in ogni caso, al di là del voto Gregoretti, non sono previsti voti delicati. E in molti si aspettano che con un accordo il Senato terrà. Altrimenti il tonfo del governo si verificherà proprio in quell’Aula. Mentre alla Camera già lunedì altri due deputati M5S, uno calabrese e un altro emiliano, passeranno nel Misto. E c’è l’attivismo di Lorenzo Fioramonti, che prima di formare un gruppo sta lavorando a un progetto che porti a una convergenza con Pd e Leu su alcuni temi, con sguardo alle elezioni future. In primis si guarda all’ambiente come fattore “amalgama” tra le diverse anime dell’esecutivo.

L’ex ministro non rientrerà in M5s, ma non esclude che chi ha strappato nelle scorse settimane possa essere più avanti richiamato alla base. Secondo Fioramonti le difficoltà nel Movimento 5 Stelle sono evidenti, ma i nodi stanno venendo al pettine e se questo governo durerà ci sarà tutto il tempo per un rilancio.

Di sicuro, in questa fase, Fioramonti si gode il caos grillino sognando un futuro diverso per sé e gli uomini del movimento.

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