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Solito fango mediatico su mafia e Cavaliere. I legali: "Adesso basta"

Il "Fatto" anticipa la nuova relazione depositata in Procura a Firenze. Altro che segreto istruttorio

Solito fango mediatico su mafia e Cavaliere. I legali: "Adesso basta"

Adesso basta, dicono gli avvocati di Silvio Berlusconi. Dopo mesi in cui un flusso costante, ben dosato, equamente distribuito di notizie dai cassetti della Procura di Firenze agli organi di informazione sta rivelando le nuove puntate dell'inchiesta a carico del Cavaliere e di Marcello Dell'Utri per le stragi di mafia del 1993, lo staff legale del leader azzurro decide per la prima volta di reagire. L'avvocato Giorgio Perroni annuncia il deposito di una denuncia contro la «ignobile e illegale fuga di notizie» relative all'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Luca Tescaroli. «Di fronte a questa continua, incessante e calunniosa macchina del fango - rende noto Perroni - confermo che domani presenterò una denuncia alla Procura della Repubblica, chiedendo che i magistrati si adoperino per individuare quanto prima i responsabili».

A scatenare la reazione delle difese è stata la pubblicazione sul Fatto quotidiano di ampi stralci della nuova relazione depositata in Procura dal poliziotto Francesco Nannucci, capo del centro Dia di Firenze, che è fin dall'inizio il braccio investigativo di Turco e Tescaroli. La relazione ricapitola e analizza le dichiarazioni di tre pentiti, ovvero Gaspare Spatuzza, Giovanni Ciaramitaro e Pietro Romeo (già utilizzati, soprattutto i primi due, nell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-Mafia, recentemente affossata dalla Cassazione) e le intercettazioni dei colloqui in carcere del boss mafioso Giuseppe Graviano. Per il dottor Nannucci la conclusione, più dedotta che argomentata, è che Berlusconi fu il mandante delle stragi. Riportando un verbale di interrogatorio in cui i pm chiedono a Graviano se fu Berlusconi a dare l'ordine, e il boss risponde semplicemente di non saperlo, il capocentro Dia prima scrive che «Graviano non lo nega ma neanche lo ammette», poi addirittura che «indirettamente conferma che il mandante delle stragi era appunto Silvio Berlusconi». Quando, intercettato all'ora d'aria, Graviano dice che il Cavaliere gli aveva chiesto di fare «una bella cosa» fa un gesto con la mano: «una mimica riconducibile a un evento esplosivo», lo descrive il dottor Narducci. Ma finora il video nessuno l'ha visto.

Ad allarmare i legali del Cavaliere è stato anche il preannuncio da parte del Fatto di altri articoli sul tema, per celebrare il trentennale delle stragi del '93 con «fatti, informative, interrogatori, intercettazioni inedite». Tutti atti che, ricorda Perroni, dovrebbero essere custoditi nel più rigoroso segreto istruttorio: anche se la Procura fiorentina si è tolta d'impiccio depositando alcune informative della Dia in processi semi-irrilevanti. Ma è chiaro che ormai più che sulla fuga di notizie la battaglia vera tra accusa e difesa si giocherà intorno alle sorti dell'inchiesta di cui - essendo ampiamente passati i termini massimi per le indagini preliminari - i pm fiorentini dovrebbero a breve tirare le fila.

Visto il materiale trapelato finora, che la conclusione sia una richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi e Dell'Utri per reati da ergastolo (e soprattutto moralmente devastanti) appare probabile. A meno che Graviano non salti anche lui il fosso, e scelga di passare dal 41 bis allo status di «collaborante di giustizia», la vera domanda cui i vari Spatuzza non rispondono è anche la domanda cruciale: perchè? Perchè mai nell'anno finale della Prima Repubblica, ancora incerto sull'appoggio a Martinazzoli o a Segni, Berlusconi avrebbe voluto ammazzare il suo giornalista di punta Maurizio Costanzo?

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