Cronache

Spacca la testa a un clochard. Arrestata una guardia giurata

Il vigilante ha picchiato il senzatetto con un estintore. La vittima dormiva in un sottoscala di un ospedale

Spacca la testa a un clochard. Arrestata una guardia giurata

Roma - Massacrato di botte con un estintore, arrestata una guardia giurata. Alessio Rizzuti, 40 anni e la mania per le armi, è accusato di tentato omicidio aggravato. Un fatto accaduto al policlinico Umberto I, nella Città Universitaria. Vittima un clochard romano finito in prognosi riservata.

Ci sono volute sei settimane di indagini per far scattare le manette: ieri mattina il gip Mara Mattioli ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere del pm Giorgio Orano. «A spaccarmi la testa è stato Alessio - dice Alfonso R., 50 anni -, quel vigilante che gira sempre con il manganello in mano. Fa il padrone, qui comanda lui. Una volta m'ha menato in testa pure con quello, fino a farmi sanguinare». Una storia incredibile quella accaduta nel reparto di Otorinolaringoiatria del vecchio ospedale romano il 2 aprile scorso ma resa nota solo ieri. Motivo? La Procura di Roma non dava l'autorizzazione a diffondere la notizia. Tant'è. Alfonso è un senza fissa dimora, di quelli che di giorno fanno la fila alla Caritas della stazione Termini per un piatto di minestra e la notte trovano riparo nei sottopassaggi della metro o nei sottoscala dell'ospedale.

Alfonso è anche un clochard che non ascolta nessuno. «Aveva deciso di dormire in Otorinolaringoiatria - spiegano gli agenti del commissariato Università - perché al piano terra si trovava bene». Caldo e pulito, senza scocciature di nessun tipo. Tanto che quando Rizzuti, guardia giurata particolare in servizio alla Union Security, gli dice di andarsene lui per tutta risposta resta. «Devi portare via i tuoi stracci» gli ordina. Alfonso si allontana ma la sera torna e si rimette a dormire nel sottoscala. Rizzuti non gliela fa passare liscia. E lo picchia con un manganello telescopico, sequestrato ieri dagli agenti di polizia assieme a tre pistole semiautomatche, un fucile calibro 12 da caccia e uno con mirino di precisione da poligono.

Tutte armi regolarmente denunciate, sottolineano i poliziotti che le hanno trovate in casa di Rizzuti insieme alla Glock calibro 9 di ordinanza e a un arsenale in munizioni. Due aprile, mezzanotte. Rizzuti scende le scale, sicuro di trovare Alfonso. Alla vista di un corpo avvolto dalle coperte afferra un estintore dalla parete e lo scaglia con violenza contro il 50enne. Lo colpisce in testa, tanto da farlo sanguinare e provocargli varie fratture craniche. Le urla del poveretto fanno accorrere medici e infermieri. Rizzuti scompare.

Tocca agli agenti del commissariato diretto da Fiorella Bosco a ricostruire l'accaduto. Oltre alla testimonianza della vittima ci sono le telecamere interne a riprendere la scena. Fondamentali per identificare l'aggressore in divisa. Tempo addietro è un clochard di origini polacche a morire davanti il pronto soccorso dell'ospedale Grassi di Ostia. L'uomo, sporco e ubriaco, viene allontanato con la barella da medici e infermieri. Tutto sotto lo «sguardo» delle telecamere di sorveglianza.

La mattina dopo lo trovano morto.

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