Politica estera

In Spagna elezioni roventi. E Vox fa "tremare" l'Europa

Popolari in vantaggio, ma per governare potrebbe servire l'estrema destra. Sánchez: «Vinceremo all'ultima pedalata»

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L'unica certezza è che si tratta delle elezioni più calde della storia di Spagna, perché mai si era votato in estate inoltrata, con temperature intorno ai 40 gradi, ma anche perché si tratta di un voto politicamente rovente. Non sorprende, dunque, che 2 milioni e mezzo di elettori, quasi tutti quelli che ne hanno fatto richiesta, su 37,4 milioni di spagnoli chiamati alle urne, si siano già espressi, un record, dopo che il termine è stato prolungato fino a venerdì. Per il resto, l'incertezza sul futuro della Spagna dovrebbe svanire oggi, nelle elezioni politiche che decideranno se liquidare l'esperienza del governo di coalizione del socialista Pedro Sánchez, 51 anni, il primo ministro che ha chiamato gli spagnoli al voto, con 5 mesi di anticipo, dopo la batosta alle amministrative di maggio.

Le urne si chiudono alle 20 e nemmeno i sondaggi, che vedono in testa il Partito Popolare guidato dal 61enne Alberto Núñez Feijóo, già vincitore del voto locale e che ieri ha trascorso la giornata di silenzio elettorale in famiglia, nella sua Galizia, sono in grado di prevedere chiaramente chi conquisterà il pieno controllo delle Cortes, il Parlamento spagnolo. Il numero magico è 176, la maggioranza assoluta dei 350 deputati che saranno eletti oggi. I Popolari sono i favoriti, in vantaggio con circa il 34% dei voti (la media di tutte le rilevazioni sulle intenzioni di voto rilevata dal sito Politico). Seguono i Socialisti, al 28%. Ma il sistema proporzionale corretto, in vigore in Spagna, quasi certamente non regalerà una maggioranza assoluta al primo partito. Per questo, per la prima volta dai tempi della dittatura di Francisco Franco, le elezioni potrebbero portare al governo l'estrema destra di Santiago Abascal, data al 13% e galvanizzata dal tifo di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d'Italia, che augurano a Vox di ripetere l'esperienza italiana. Al partito di Abascal i Popolari potrebbero chiedere di entrare da alleati in un governo di coalizione, sul modello dell'esecutivo sperimentato a Valencia dopo le ultime amministrative, oppure potrebbero trattare per un appoggio esterno di Vox, come alle Baleari. Uno scenario che inquieta non solo la sinistra spagnola, ma anche quella europea, perché potrebbe preannunciare un terremoto nell'Ue, dal primo luglio a guida spagnola. Una coalizione Pp-Vox potrebbe voler dire revisione delle politiche sul clima e sui migranti, in vista delle europee del prossimo giugno. Vox non vuole, infatti, solamente abrogare la legislazione sull'uguaglianza di genere e i diritti della comunità Lgbt+, ma propone anche di dispiegare la Marina per impedire ai migranti di raggiungere la Spagna e vuole ritirarsi dagli accordi internazionali sul clima. Resta, infine, un'altra possibilità al centrodestra. Se il Pp arrivasse a 165 seggi, potrebbe decidere di tenere fuori Vox e trovare accordi con i partiti regionali minori, i conservatori del Partito nazionalista basco o i nazionalisti della Coalizione Canaria.

La partita si aprirà davvero domani, a urne chiuse. I Popolari potrebbero constatare che neanche la stampella dell'estrema destra o dei partiti minori sia sufficiente per una maggioranza assoluta. Su questo sperano i Socialisti del premier uscente Sánchez, che ieri si è rilassato con la moglie in bici e si dice convinto: «Vinceremo all'ultima pedalata». È altamente probabile che, semmai al Psoe riuscisse la rimonta e si confermasse primo partito, dovrebbe coalizzarsi con Suma (Unire), il gruppo di 15 formazioni di sinistra radicale, erede di Podemos, guidato dalla comunista e ministra del Lavoro Yolanda Dìaz, dato al 13% come Vox.

Gli analisti sostengono che 3 milioni e mezzo di elettori decideranno oggi stesso chi votare, mentre un quarto degli spagnoli sono in vacanza, segno che l'astensione potrebbe essere alta. Il voto di fiducia del Parlamento al nuovo governo sarà a metà settembre, dopo che il Parlamento tornerà a riunirsi a fine agosto e il Re Felipe avrà convocato i leader e chiesto al primo partito di formare l'esecutivo. La maggioranza assoluta è indispensabile alla prima votazione. Alla seconda, entro 48 ore, basterà la maggioranza relativa. Ma c'è chi teme lo scenario peggiore.

Un'elezione inconcludente in un panorama politico frammentato e che, entro due mesi dal voto in Aula, il sovrano sia costretto a sciogliere le Camere.

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