Politica

Sparò al sindaco ma giura: «Non volevo ucciderla» Carcere a vita all'ex vigile

Cristina Bassi

Milano Carcere a vita confermato in secondo grado per l'omicida del sindaco Laura Prati.

La corte d'assise d'Appello di Milano ha condannato all'ergastolo Giuseppe Pegoraro, ex vice comandante della Polizia locale di Cardano al Campo, vicino a Varese. Il 2 luglio 2013 fece irruzione in municipio e sparò al primo cittadino (del Pd) e al vicesindaco Costantino Iametti. Quest'ultimo, che si era parato davanti al killer per proteggere la collega, rimase ferito. Mentre Laura Prati, 48 anni, morì venti giorni dopo all'ospedale di Varese.

«Non volevo ucciderla, non sono il Rambo descritto dai giornali - ha detto l'imputato ieri in aula durante le dichiarazioni spontanee -. Ho mirato in basso, lei era affetta da una patologia di cui non ero a conoscenza». Il difensore di Pegoraro, Mariagrazia Senaldi, ha infatti sostenuto nell'arringa che la vittima soffriva di una malattia artero venosa e che non sarebbe stata adeguatamente curata in ospedale. Lo proverebbe il fatto che morì molti giorni dopo il ferimento per un aneurisma durante un intervento. «La mia - ha continuato l'ex vigile - è stata una reazione dettata dall'ossessione e dalla disperazione. Volevo solo provocare un caso eclatante». «Sentirgli dire che non voleva uccidere è assurdo», ha commentato Giuseppe Poliseno, il marito della donna uccisa che ha assistito all'udienza. Con lui anche il figlio maggiore, Massimo: «Mia madre ha solo fatto il suo dovere - ha sottolineato il giovane - e ha pagato con la vita. È stata dura per me ascoltare le parole dell'imputato, fredde e senza compassione. Sono contento che i giudici non gli abbiano dato peso». Pegoraro era stato condannato all'ergastolo anche in primo grado per le accuse si omicidio volontario premeditato, tentato omicidio e altri reati. Ieri la corte d'Appello, con il presidente Sergio Silocchi, ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Daniela Meliota e ha confermato la pena massima. Secondo l'accusa, l'ex agente avrebbe agito per rancore contro l'amministrazione comunale che l'aveva sospeso dal servizio a causa di un provvedimento disciplinare. Pegoraro sparò con una pistola al sindaco e al vicesindaco, poi appiccò un incendio alla sede dello Spi-Cgil e fu catturato dopo la fuga e un'altra sparatoria. Iametti, pure in aula e visibilmente commosso dopo la sentenza, continua a fare politica. «Ma questo nodo in gola non passa - spiega - forse potevo fare di più... Oggi porto avanti il testimone di Laura.

Era molto impegnata contro la violenza sulle donne ed è morta per la violenza di un uomo».

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