Cronache

Quella sporca dozzina sugli sci: "Ho promesso, ti riporto i tuoi"

Il racconto del finanziere che ha raggiunto l'hotel a piedi Gli alpini si calano dal cielo per aiutare i paesi più isolati

Quella sporca dozzina sugli sci: "Ho promesso, ti riporto i tuoi"

La «sporca dozzina», che non molla mai e avanza fra le slavine, fino all'albergo maledetto. Il maggiore dai nervi d'acciaio, che ai comandi dell'elicottero porta in salvo gli abitanti allo stremo di un intero paese. Il tenente degli alpini ferito in combattimento in Afghanistan, che si cala con la fune nel vuoto e con la sua squadra inforca le racchette da neve per raggiungere le zone isolate. Guai a chiamarli eroi, ma sono i nostri, il 7° cavalleria, i soccorritori che fanno la differenza fra la vita e la morte.

«Quando ho trovato il papà superstite con la moglie e i figli rimasti sotto la valanga gli ho promesso: te li riporteremo a casa. E così è stato per la consorte e il loro ragazzo. E poi anche per la figlia» racconta a il Giornale Lorenzo Gagliardi del soccorso alpino della Guardia della Finanza. Il maresciallo capo guidava la «sporca dozzina» arrivata per prima nel resort travolto dalla valanga. «Non avevamo scelta: o abbandonavamo quelle persone al loro destino o avanzavamo con sci e pelli di foca in mezzo alla tormenta di neve e tre slavine» spiega Gagliardi. In tasca ha sempre le foto di Federica e Alessia, le due figlie, come portafortuna. «Quando siamo arrivati alle 4 del mattino un altro soccorritore, che conosceva il posto, ha esclamato: È una catastrofe» racconta il finanziere. I primi due superstiti li hanno trovati subito e poi si sono messi a scavare. «Mai visto nulla del genere - racconta - Urlavamo e cercavamo di carpire qualsiasi suono di risposta, ma niente. Sepolto dalla neve puoi resistere 3 ore, ma sotto i resti di un albergo, se i solai non cedono del tutto, riesci a sopravvivere». La speranza per il soccorso alpino non si spegne. «La sonda ha rimbalzato su qualcosa di morbido. Temevo fosse un corpo, ma dopo aver scavato abbiamo trovato un sacco della biancheria» ricorda Gagliardi. Poco più in là, purtroppo, la sonda ha individuato il corpo della prima vittima. «È il momento peggiore perché non ce l'hai fatta» osserva il maresciallo capo. Dalla moglie riceveva via WhatsApp cuoricini e baci d'incoraggiamento. Il maresciallo capo è chiaro: «Non chiamateci eroi. Abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere fino in fondo».

Stesso discorso per il maggiore Antonio Maggio, capo pilota dell'elicottero della Guardia di finanza che mercoledì ha portato in salvo un intero paese isolato (guarda il video).

«In 26 erano barricati nell'unica trattoria di Ortolano, frazione in provincia dell'Aquila a 1.000 metri d'altitudine - racconta l'ufficiale a il Giornale - Prima gli anziani, poi i giovani e la mamma con un neonato di 15 giorni portato in braccio da uno dei miei, che sprofondava nella neve». Tutti caricati a bordo dell'elicottero Volpe 216 con il verricello. Un'operazione delicata in una vallata stretta con vento, neve e linee elettriche. «Abbiamo operato fino all'arrivo del buio. Il giorno dopo le unità con i cani hanno trovato un sessantenne sepolto da una slavina - spiega il maggiore - Ma quello che non dimenticherò mai sono gli sguardi tirati dei ragazzini. Una volta a bordo, in salvo, si sono sciolti in un sorriso».

Nell'inferno bianco sono stati mobilitati anche gli alpini. Tre squadre speciali del 9° reggimento de L'Aquila hanno raggiunto con i cingolati da neve l'albergo maledetto. E da ieri lottano contro il tempo assieme agli altri soccorritori per trovare altri superstiti. Le penne nere sono mobilitate per raggiungere le zone più isolate. Ieri una squadra di alpini paracadustisti del 4° reggimento di Verona è scesa con le funi da un elicottero per arrivare a Coronella, un piccolo paese completamente tagliato fuori. «Con le racchette da neve hanno raggiunto le tre famiglie isolate composte soprattutto da anziani, che hanno bisogno di provviste e medicinali» spiega a il Giornale il capitano Alessio Battisti, comandante della task unit mobilitata nella zona. Se necessario gli alpini sono pronti a lanciarsi con il paracadute per raggiungere i paesi isolati. Al comando della squadra di uomini nella neve c'è Marco, un tenente della task force 45 ferito in combattimento in Afghanistan e decorato con la medaglia d'oro al valor dell'esercito. Nonostante i proiettili in corpo ha continuato a sparare sui talebani per coprire i suoi uomini.

Nella piccola frazione di Ascoli Piceno passerà la notte a combattere contro il gelo e il rischio valanghe per prestare soccorso a 9 persone che aspettavano l'arrivo dei nostri.

Commenti